Doveva essere un accordo pilota che avrebbe accorciato i tempi di pagamento delle indennità ai tirocinanti, ex mobilità in deroga negli enti locali e imprese. E, invece, si è appreso lo scorso settembre che un “cortocircuito” fra Ministero del Lavoro, Inps e Regione Calabria ha mandato in tilt 6.700 lavoratori calabresi che dallo scorso mese di agosto attendono il loro assegno da 800 euro lordi. A Strongoli ci sono ben 11 persone, padri di famiglia che puntualmente, da agosto si sono presentati sul posto di lavoro, rimboccandosi le maniche delle proprie casacche con un solo fine: portare a casa, in termini di stipendio, ciò che avevano sudato sul campo di lavoro. Non hanno guardato in faccia neanche il sole cocente dell’estate e la recente pioggia autunnale. In questi mesi hanno svolto un lavoro molto importante per la comunità: dal montaggio delle passarelle alla pulitura dell’arenile; in alcune circostanze hanno eseguito anche lavori di muratura per dei problemi che presenti all’inizio dell’anno scolastico; la pulitura delle strade, dei parco giochi, delle villette comunali; piantumazione di alberi ed a supporto dell’ufficio tecnico comunale. Con il Natale ormai alle porte sono decisi a lanciare il loro grido di disperazione “non è possibile pagare le conseguenze di una prassi burocratica che ci sta piegando sulle nostre stesse ginocchia; pretendiamo rispetto da parte delle componenti politiche regionali e soprattutto da parte dell’INPS”. A contattare la stampa sono stati Tommaso Aloe Iacometta Valerio, Iacometta Stefano, Nicola Spina, Ugo Faustini, Luigi Posca, Giovanni Russo, Monia Fuda, Gennaro Lettieri, Linda Chiarotti e Mariella Basta. In coro hanno chiesto un interessamento ormai è stanchi di aspettare e rincorrere le promesse e lo scarica barile sulle responsabilità dei mancati pagamenti . Gli 11 lavoratori ribadiscono che “il Ministero scarica sulla Regione Calabria la responsabilità per i ritardi nei pagamenti causati dall’assenza di una banca dati locale degli ex mobilità in deroga. Ma per l’ente guidato da Mario Oliviero, la colpa è invece delle “incertezze” del Ministero e dalla lentezza della Corte dei conti che non ha ancora firmato la convenzione essenziale all’Inps per liquidare le indennità”. Ma che cosa è accaduto esattamente? Lo scorso 7 dicembre 2016 la Regione Calabria ha firmato con le organizzazioni sindacali un accordo in cui si proponeva di spostare alcune risorse già in pancia all’ente dalle politiche passive del lavoro a quelle attive. In pratica, l’operazione serviva a sbloccare vecchi fondi residui per l’ex mobilità in deroga per farli confluire sui tirocini in enti locali e imprese “riservati” a coloro che avevano già percepito l’indennità della mobilità in deroga. Ottenuto l’ok dal ministero, il bando regionale è stato emesso solo sei mesi dopo e la graduatoria definitiva è stata stilata a giugno. A quel punto, i tirocinanti hanno iniziato con tempistiche diverse a lavorare per i loro “datori di lavoro”, enti locali e imprese selezionati dalla Regione. Secondo la procedura usata per strumenti come i piani di inserimento professionale (Pip), l’ente o l’impresa dove si svolgeva il tirocinio avrebbe dovuto comunicare mensilmente le presenze alla Regione che poi via decreto avrebbe provveduto al pagamento dei tirocinanti. Per evitare questo farraginoso meccanismo e d’intesa con il sindacato, prima dell’estate, la Calabria ha chiesto al ministero del Lavoro che fosse direttamente l’Inps a pagare i lavoratori alla stregua di quanto accade con le indennità di disoccupazione. Ed è qui che la macchina amministrativa si è nuovamente inceppata trasformando una semplificazione nell’ennesimo ritardo e facendo scattare lo “scaricabarile” fra i diversi rami della pubblica amministrazione interessati. Gianni LeRose