L’ittica calabrese è oggi in evidente difficoltà, e le cause sono molteplici. Se da un lato non possiamo dimenticare la grave crisi economica che ha colpito il nostro paese, dall’altro è doveroso citare il fenomeno dell’importazione di pescato dall’estero, processo che alimenta la corsa al ribasso dei prezzi al consumo che diventano, in questo modo, non remunerativi per i nostri imprenditori. In più, ricordiamo la totale assenza, almeno fino a poco tempo fa, di politiche Regionali idonee al rilancio del settore, con conseguente assenza di comunicazione, fra le altre cose, delle qualità salutari del prodotto calabrese.
Gli obiettivi del FEAMP consistono nel creare le condizioni per cui le aziende e le comunità locali possano prendere senza indugio la via della crescita sostenibile ed inclusiva, tanto cara all’Europa, che si è impegnata a renderla realtà entro il 2020. Il FEAMP intende fare in modo che chi conosce meglio la professione, il settore e la comunità locale, lavori verso un futuro sostenibile per la pesca in Europa. Ovviamente sono necessarie determinate condizioni, che devono sussistere affinché possa costituirsi uno sviluppo economico sostenibile, in primis la sicurezza. Un secondo requisito per la crescita è l’innovazione. Unire le forze in materia di osservazione e conoscenza marina, oltre che la cooperazione tra cluster, fa altresì parte del nostro piano.
L’obiettivo finale è un aumento dei porti verdi, dell’acquacoltura sostenibile e del turismo fuori stagione entro il 2022. E non si può trascurare la necessità di investire anche nelle persone. Attraverso nuove forme di tirocinio, scuole innovative di specializzazione e scambi tra istituti di formazione, possiamo preparare i giovani d’oggi ai lavori nel settore marittimo di domani.
I tre assi del nuovo piano sono la sicurezza marittima, gli investimenti intelligenti e la buona gestione. Promuovendo la crescita sostenibile, questi elementi creeranno una varietà di nuove opportunità di lavoro. Biologi marini e funzionari della guardia costiera, operatori di gru di banchina, ingegneri, ristoratori o pescatori, le «carriere blu» hanno diverse e accattivanti forme ed entità.
La Regione ha intrapreso tale virtuoso percorso, ma la disponibilità immessa nella misura 1.32 è ridotta; il problema più urgente da risolvere per la flotta calabrese è quello di dotarla di imbarcazioni nuove ed efficienti, che permettano di diminuire i costi primari e di essere più competitive. Oggi siamo ancora piuttosto distanti dai tre punti cardini su cui si fonda il FEAMP, ecco il motivo per cui occorre intervenire con estrema rapidità per ridurre il gap e allinearci alle richieste dell’Unione europea.
Qual è la situazione attuale della flotta Calabrese? Quali sono gli interventi mirati che portino dei benefit al settore produttivo e che siano in linea con le politiche di Blu Economy?
Con imbarcazioni vetuste come quelle calabresi non è possibile essere competitivi o ridurre l’impatto ambientale e l’emissione di agenti inquinanti. Dobbiamo riuscire a trasformare la nostra pesca Calabrese in un Brand Unico in termini di attività, promozione, commercializzazione, tutela dell’ambiente marino, ma soprattutto tutela del nostro patrimonio socio culturale. “Come nessun uomo nasce artista,nessun uomo nasce pescatore”(Izaak Walton). Il nostro obiettivo deve essere quello di incamminarci verso il percorso che il FEAMP ha tracciato, solo così potremo dimostrare a tutto il mondo la forza della Calabria, capace di essere produttiva ed anche innovativa allo stesso tempo. Sosteniamo le nostre attività, fatte di uomini che credono nel loro territorio, programmiamo un percorso fluido per poter spendere le risorse messe a disposizione ed evitiamo cavilli o ostacoli burocratici che fermano la crescita della nostra terra, non applichiamo letteralmente le norme ma confrontiamoci con chi vive ogni giorno il mare. Questa deve essere la nostra strategia vincente.
Sicuri e certi che la Regione accompagni il settore dell’ittica in questo processo, attendiamo i nuovi bandi che sicuramente saranno mirati sulle problematiche che arrestano lo sviluppo dell’ittica calabrese.