Le stime del Ministero della Salute sui numeri del randagismo in Italia erano arrivate a giugno, durante la conferenza stampa di presentazione della Campagna 2012 contro l’abbandono dei cani, vera piaga estiva del nostro paese, e parlavano di cifre variabili fra le 500 e le 700 mila unità, con poco meno di un migliaio di canili sanitari autorizzati. Stima probabilmente al ribasso, basata sulle dichiarazioni incomplete delle singole Regioni e da una valutazione della precedente analisi, risalente ormai al 2005. Si tratta comunque di cifre importanti, che non tengono conto degli abbandoni giornalieri di cani padronali non microchippati e di cucciolate indesiderate. “È uno stillicidio quotidiano”, commenta il Comandante Rossano Maria, Responsabile Nazionale del Settore Adozioni Animali A.N.P.A.N.A. “I nostri volontari sul territorio, dalla Sicilia all’Abruzzo, dalla Puglia alla Campania, si trovano a far recuperi a tutte le ore e spesso non arriviamo in tempo o non abbiamo risorse sufficienti per sopperire alle decine e decine di cuccioli di pochi giorni che andrebbero allattati ogni 2-3 ore e mantenuti sotto lampada termica”. È di pochi giorni fa il raccapricciante recupero a Caltagirone di una cucciolata in un sacco dell’immondizia accanto al cadavere in putrefazione della mamma da parte della sezione A.N.P.A.N.A. di Catania. “A L’Aquila li portano direttamente davanti alla porta della nostra referente di zona e li lasciano lì”, continua Maria Rossano. “E sono migliaia i volontari in tutta Italia che si fanno carico di queste situazioni, molto spesso auto-finanziandosi o chiedendo aiuto attraverso la rete di solidarietà fortunatamente creata dai social network”.
In un quadro così complesso arriva la triste conferma, sempre da parte del Ministero della Salute, che i fondi preventivati per la prevenzione e repressione del fenomeno del randagismo in Italia sono destinati ad essere sempre meno nel prossimo triennio. Congiuntura economica a parte, l’impressione da parte di chi si scontra quotidianamente con abbandoni, maltrattamenti, canili fatiscenti, ignoranza e superficialità è che il problema del randagismo non sia una priorità per le Istituzioni, che spesso lasciano l’onere all’iniziativa personale di singoli o associazioni sul territorio. “Quando la nostra Associazione è stata ricevuta ed ascoltata dalla XII Commissione Ambiente intenta ad aggiornare e, si spera, migliorare la normativa sul randagismo eravamo pieni di buone speranze” dichiara il Presidente Nazionale A.N.P.A.N.A. Francesco Pellecchia. “Si aveva l’impressione che ci fosse un’accresciuta attenzione nei confronti di questa piaga sociale, sanitaria e ambientale, ma a distanza di mesi la nuova normativa è arenata chissà dove e la notizia del crollo dei fondi pubblici destinati alla sensibilizzazione della popolazione, al monitoraggio del territorio e alle sterilizzazioni ci lascia davvero basiti”.