“Un intera Generazione aspetta, illusa dall’Italia e costretti ad emigrare nuovamente. Ed intanto il nostro paese continua a ad esportare “Cervelli” – afferma in una nota Giuseppe Dell’Aquila, Vice Presidente Nazionale Giovani Democratici e Presidente Regionale Giovani Democratici Calabria . La recente crisi economica e finanziaria iniziata nel vicino 2008, originatesi negli USA, ha avuto effetti negativi soprattutto in Europa mettendo a dura prova il sistema economico – finanziario e produttivo dei maggiori Stati dell’Unione. Fra tutti gli Stati Membri l’Italia è stato uno dei paesi maggiormente esposti alle conseguenze negative derivanti dalla crisi ed è stato il paese tra le maggiori economie europee maggiormente esposto al giudizio negativo dei mercati, mettendo a dura prova la stessa solidità finanziaria del nostro paese e chiedendo agli italiani sacrifici per poter risanare le finanze pubbliche. Ciò che è emerso in questi anni è la fragilità di un sistema economico e produttivo obsoleto per l’economia moderna. Infatti, a seguito della crisi che ha messo a nudo le sue fragilità, il sistema produttivo italiano è caduto nella fase recessiva più grave del dopo guerra, andando ad incidere anche sui tassi di disoccupazione, per i quali oggi si registrano percentuali mai viste prima. In un contesto in continua trasformazione occorre rispondere con misure e riforme strutturali tesi a garantire una rapida uscita da questa fase recessiva. È noto, in economia, che per assicurare l’uscita da un fase recessiva un paese deve modificare radicalmente la propria struttura e inoltre deve provvedere ad un programma di investimenti tale da permettere la ripresa economica. In tale contesto, i cambiamenti strutturali devono riguardare soprattutto il sistema produttivo italiano. Infatti, poiché in Italia oggi è difficile poter sostenere la produzione, a causa degli elevati costi della stessa e soprattutto degli elevati costi del lavoro, si potrebbe pensare ad un nuovo sistema produttivo che coinvolga l’intero territorio italiano. In primo luogo bisognerebbe superare le lacune del nostro sistema imprenditoriale composto da una miriade di piccole e medie imprese le quali, in un contesto economico così difficile, da soli non possono sostenere ed affrontare le sfide del cambiamento in atto. In particolar modo bisognerebbe stimolare le aziende a sviluppare una “rete di imprese” nella quale collaborando tra di loro si scambiano conoscenze ed esperienze in modo tale da poter sviluppare insieme nuovi prodotti superando il limite della piccola e media impresa, così da diventare delle imprese di dimensioni maggiori. Ciò permetterà ad esse di restare competitivi in un contesto economico e produttivo assai mutato in questi ultimi anni.
Si potrebbe, inoltre, pensare di creare una struttura nuova ed innovativa di produzione. Creare cioè un nuovo sistema produttivo investendo su una ricchezza che l’Italia già possiede e che per una visione miope della Politica, non è riuscita mai ad essere sfruttata in maniera adeguata. Parlo di quei protagonisti italiani che dopo anni di studi in Italia hanno avuto il loro riconoscimento all’estero divenendo ricercatori di fama mondiale. Il nuovo sistema produttivo italiano dovrebbe partire proprio da loro. L’Italia non è più un paese nel quale è possibile sostenere un tipo di produzione divenuta ormai troppo costosa ed è per questo che si è di fronte ad una scelta: continuare a produrre a costi elevati e meno remunerativi oppure investire in Ricerca e Sviluppo che potrebbe portare a maggiori benefici? Il sistema produttivo dovrebbe puntare tutto sull’investimento in Ricerca e Sviluppo. Ma questo può avvenire con delle riforme strutturali tali da permettere il ritorno di quei tanti Cervelli in fuga che quotidianamente contribuiscono a creare sviluppo e ricchezza ai nostri competitor. Si dovrebbe pensare a rifondare il sistema produttivo partendo da una ricchezza nascosta mai sfruttata prima attuando un nuovo “Piano Industriale del Sapere”, strettamente connesso ad un nuovo modo di fare produzione. In un sistema industriale mondiale organizzato secondo una filiera di produzione sono presenti imprese che decidono di posizionarsi nelle parti alti come leader svolgendo attività quali progettazione, innovazione e vendita di prodotti innovativi, investendo ingenti capitali in Ricerca e Sviluppo; e imprese presenti nelle parti bassi della filiera che si limitano a produrre su commessa rischiando di essere rimpiazzate da un momento all’altro. In riferimento ai sistemi economicamente avanzati, il problema consiste nel decidere dove posizionarsi con le proprie imprese e con il proprio sistema produttivo. Decidere se posizionarsi nelle parti alte della filiera investendo in ricerca, sviluppo ed innovazione, oppure restando nelle parti basse della filiera produttiva limitandosi semplicemente a produrre. L’Italia, in particolare, si trova davanti ad una scelta per la quale decidere, in fretta, se essere leader oppure limitarsi a lavorare sulle decisioni e commesse offerte dalle imprese estere sapendo che ciò può contribuire a pregiudicare la sua sopravvivenza sul mercato. Fare innovazione e ricerca può diventare la via maestra per assicurare che un paese come il nostro possa sopravvivere e restare competitivo rispetto al resto del mondo. Avere come punto di partenza proprio la Ricerca e lo Sviluppo, l’Innovazione di prodotti e di processo nel sistema industriale può essere l’ancora di salvezza di un economia fragile come quella italiana. Su tutto ciò dovrebbe concentrarsi l’azione Politica – Governativa dei prossimi mesi, non può più essere trascurato il concetto del “cosa vogliamo vedere nel nostro Futuro”. Lo dobbiamo ad un intera Generazione che ancora aspetta di essere protagonista.