“La Calabria vuole voltare pagina la politica no!” Cosi Pietro Molinaro Presidente di Coldiretti Calabria, alla vigilia della domenica delle palme, non offre un ramoscello d’olivo davanti alle incertezze e rimarca “mi verrebbe da dire alle inerzie della politica regionale”. Quello che avevamo non da dire ma da proporre, continua, l’abbiamo documentalmente fatto abbondantemente, con uno sguardo a tutto tondo sulla situazione economica e sociale calabrese e non sicuramente solo settoriale. A questo punto, ribadiamo che il tempo sta per scadere o come amano dire i commentatori sportivi “siamo in zona cesarini”. Il sistema politico – secondo Molinaro – non è in grado di leggere le eccellenze, né di disegnare una strategia per il futuro e lascia sul campo diverse incompiute. Lo dimostra il disinteresse quasi totale per un settore che sa reggere in questa fase di crisi che si protrae oramai dal 2008 e la “capacità di risposta” del bilancio regionale, dove l’impegno per il settore agricolo si è ridotto all’incirca allo 0,60% del totale, per la gran parte assorbito dagli enti regionali, alcuni riformati, almeno a livello legislativo, che svolgono funzioni prettamente di carattere amministrativo.
A disposizione del settore primario, che pesa dunque poco più dello 0,5% del bilancio regionale, c’è solo un unico strumento di azione strategica: il Programma di sviluppo rurale, gettonatissimo, ma non sorretto da una serie di misure di accompagnamento, quali ad esempio l’accesso al credito. Occorre guardare alle sfide dei prossimi anni mutando radicalmente atteggiamento in primis facendo un salto culturale che le imprese hanno già fatto. “I segnali giunti fino ad ora non fanno però ben sperare e l’incertezza azzera la crescita e si abbatte su una economia che i principali indicatori danno in ginocchio per imprese, famiglie e cittadini. Il cavallo vuole bere – continua Molinaro – ma dalle parole non si passa ai fatti, vi è una nebbia sulle politiche che si vogliono adottare, mentre continuano le nomine e non si interviene su cattive gestioni che vanno subito arginate prima che producano danni peggiori allontanandoci ancora di più dall’Europa e dal resto del paese. La logica delle toppe, che costa, non paga, ed invece, continua, servirebbe davvero un colpo di reni della politica, per l’individuazione delle vere priorità: questa – conclude – si chiama “programmazione”, ma è una disciplina sulla quale la nostra regione si è dimostrata finora piuttosto poco avvezza.