Era nato a Chorio di S. Lorenzo, un paesino alle porte di Reggio Calabria, il 14 febbraio 1879. Cresciuto in una famiglia di proprietari terrieri e ricca di tanta fede, il piccolo Gaetano Catanoso, ancora decenne, si avviò al Seminario piuttosto gracile di salute ma ardente di fede tant’è che i superiori temevano per la sua riuscita. Ma già a 16 anni vestì l’abito talare e tenne la sua prima predica tra i suoi compaesani stupendoli per il fervore che profondeva. È ordinato sacerdote a Reggio Calabria il 20 settembre 1902 e quel giorno fu tale e tanta la letizia da esclamare. “O parenti, e amici chiamati a prender parte alla mia festa, pregate il Cuore di Gesù che mi renda santo”. A soli 25anni, don Gaetano è nominato parroco, fino al 1921, a Pentadattilo, quel paesino aspromontano, poverissimo e quasi abbandonato, famoso per la sua conformazione orografica somigliante a “cinque dita” e da qui il suo toponimo. Raccontano le cronache del tempo che trascorreva molta parte della giornata in chiesa e nel confessionale accogliendo molta gente anche dei paesi limitrofi e sacerdoti. Sono anni di intensa predicazione e confessione anche fuori dell’Arcidiocesi di Reggio Calabria. Nel 1918, incontra don Luigi Orione che nel 1908 si era distinto per la sua carità durante il terremoto di Messina e Reggio Calabria, ed inizia una proficua frequentazione. Nello stesso anno inizia il sodalizio con i Missionari del Santo Volto di Tours della Confraternita del Volto Santo di Gesù che era stata istituita nel 1843 da Papa Gregorio XVI a Roma. Dal 1921 è di nuovo a Reggio Calabria parroco di S. Maria della Purificazione dove diffonde la devozione per la vita eucaristica pur continuando il suo incessante cammino di predicatore e confessore in ogni luogo della Calabria e nelle impervie montagne dell’Aspromonte. E non solo. Svolge l’attività di cappellano delle carceri e dell’ospedale del capoluogo reggino, direttore spirituale del Seminario diocesano e canonico penitenziere in Cattedrale. Per venire incontro a tantissimi giovani che non possono rispondere alla vocazione sacerdotale in quanto poveri, don Catanoso crea l’Opera Vocazione conducendo tanti giovani al sacerdozio. Già la salute comincia a venir meno, ma, 1934, l’instancabile prete reggino riesce a far crescere una Famiglia religiosa con l’obiettivo di evangelizzare ed assistere giovanissimi ed anziani che sopravvivono in sperduti ed abbandonati paesini aspromontani. Nascono così le Suore Veroniche del Santo Volto di Gesù, perché “come la Veronica asciugò il Volto piagato di Gesù sulla via del Calvario, esse lo adorino, e lo amino perdutamente nell’Eucaristia e gli asciughino le lacrime e le piaghe nei più poveri e nei più soli”. Ormai, per tutti è un “padre”: fedeli, sacerdoti, religiosi e vescovi, a cominciare da Mons. Giovanni Ferro che lo aveva ordinato prete, lo cercano, lo ammirano, lo amano e lo venerano come loro Padre spirituale.
Sarà proprio Mons. Ferro che, 25 marzo 1958, approverà la Famiglia delle Suore Veroniche e si farà promotore dell’ultimo progetto di don Gaetano: la costruzione del Santuario del Volto Santo che dovrà diventare, secondo le sue parole, “il centro dell’adorazione perpetua e della riparazione contro la bestemmia e la profanazione della festa”. La sua vita, la predicazione, i suoi scritti saranno edificanti per il popolo di Dio. Lasciò detto, tra le tante, tantissime felici espressioni del suo testamento spirituale: “Non lasciate passare un giorno senza aver parlato del Volto Santo. Fate comprendere il dovere della riparazione e la vostra parola sia come il lievito che fermenta la farina. Non lo lasciate solo nel Tabernacolo, andate a visitarlo.[…] andate, parlate con Gesù, discorrete con Gesù, vivete di Gesù, consolate Gesù, fate tutto con Gesù, allora porterete Gesù alle anime. […] Pregate la Madonna. Amate la Madonna e nella vostra vita, sarete felici”. Insomma un santo prete di azione e contemplazione “col Rosario sempre in mano” come ebbe a ricordarlo il suo Arcivescovo Ferro. Ed ancora. Provato, come era stato lui stesso, ma non fiaccato dalle tante umiliazioni, ripeteva spesso: “non scoraggiatevi, il Signore ci vuole tanto bene, le sofferenze passano, il premio per il Cielo rimane. Coraggio e avanti nel Signore”. Don Gaetano Catanoso ritorna al Padre il 4 aprile 1963, giovedì della Settimana Santa. La sua fama di santità non trova ostacoli, sempre più viene cercata. Una santità confermata da una prodigiosa guarigione da gravissima malattia di una suora, avvenuta il giorno stesso della sua morte. Nel 1997, il Papa Giovanni Paolo II lo annovera tra i Beati della Chiesa e qualche mese prima Mons. Vittorio Mondello, oggi Arcivescovo di Reggio – Bova, scriveva che “diventa beato uno dei nostri preti, di quelli che vivono a contatto con la gente, nell’esperienza quotidiana della vita parrocchiale, nell’impatto con il complesso mondo dei problemi, delle fatiche e dei disagi di ogni giorno. Diventa Beato un prete di questo estremo lembo d’Italia, di questa terra che è il sud del Sud”. O come scrisse don Ciro Quaranta postulatore della sua Causa di beatificazione: “ In un paese isolato e poverissimo [Pentadattilo] egli condivise pienamente con i suoi parrocchiani una vita di stenti e di privazioni, fa padre e fratello delle anime che gli erano state affidate, sperimentando il peso del sottosviluppo che induceva all’inerzia, all’emigrazione all’estero, alla rassegnazione”. Insomma, come avrebbe detto Papa Francesco, un prete che “odora di pecore” perché vissuto quotidianamente in mezzo al suo gregge. Il Papa Emerito Benedetto XVI il 23 ottobre 2005 lo proclama Santo in Piazza San Pietro. Oggi, 4 aprile, nel suo dies natalis la Chiesa e particolarmente la Chiesa di Calabria ricorda e celebra il suo ultimo Santo dopo Umile di Bisignano.