La Compagnia teatrale “La Torre” ha rappresentato a Caccuri, ottenendo un ottimo successo, la commedia di Cataldo Amoruso “Figghi e mariti come Dio ti manna”. Una commedia che fa discutere e per questo molto interessante per un trovata al quanto sorprendente, inimmaginabile. Mi chiamo Doroty e mi occupo di teatro ho avvicinato il regista Federico Mancuso e l’autore della commedia Cataldo Amoruso, ora cerchiamo di capire che cosa ci dice il regista a proposito di questa opera. Federico, prima di entrare nell’argomento specifico, cioè del soggetto, dell’impianto scenico e nella economia del racconto, ci tiene a precisare chi sono gli attori della commedia, elencando: Rosa Maria Rigoglioso, Franco Grillo, Annamaria Mafredi, Salvatore Filona. Pino Leto, Caterina Garrubba, Caterina Garrubba, Ercole Cannata, Pierpaolo Capoano, Franco Murgi, Franco Murgi, Ciccio Caputo. Io gli formulo la domanda:
Federico, per te che cosa vuol dire fare teatro?
“Per me , fare teatro vuol dire partecipare ad uno sport di squadra, e la formazione che vince non è quella fatta di fuori classe, magari talentuosi, ma egoisti. Il team vincente è quello dove si riesce a “fare squadra”… dove tutti rispettano il proprio ruolo e quello degli altri… dove i campioni danno una mano alle “schiappe”, dove i gol sono più importanti dei dribbling…dove non ci si preoccupa dei risultati, ma si gioca con la consapevolezza che con tanto impegno e con un po’ di fortuna i risultati arrivano! Nessuno di noi credeva che ci saremmo riusciti, quando ci siamo incontrati per la prima volta. E per questo che ho cercato di mettere in scena una commedia di Cataldo Amoruso, dove i sentimenti, com’è proprio del teatro, risultassero dalle espressioni degli interpreti e non dalle frasi, specie in questa commedia, con una chiave di volta teatrale che si svela alla fine. “… E’ la storia, ambientata negli anni 60, di una donna, Assunta Cernavento, che con i suoi pensieri traccia un percorso, scandendone il ritmo, dando vita a quadri dai tempi passati, vive con l’ansia per la figlia, Carmelina, che deve sposarsi a tutti i costi, vive con la paura che suo marito, il possidente Pasquale Maria Iusciolo, la possa tradire. Pasquale vive con la eredità paterna e coltiva la passione dello scrittore, scrive novelle, racconti e strani aforismi e si dedica alla campagna. A giorni alterni al suo servizio c’è una domestica, “Pupetta”, che lavora anche dall’odiato cugino Guglielmo Iusciolo. Intorno ad Assunta girano una serie di personaggi che marcano la sua ansia, la sua paura…” Qui…meglio fermarsi per lasciare al pubblico le sensazioni, le emozioni, l’intreccio del racconto e il suo significato più nascosto”.
A Cataldo Amoruso, autore della commedia chiedo:
Il colpo di scena misterioso, di cui parlano tanto coloro che hanno assistito alla rappresentazione dell’opera, tu lo può spiegare?
“Meglio di no” risponde Cataldo Amoruso e continua “Ha ragione Federico, solo gli spettatori possono scoprire il mistero che si cela in un anomalo personaggio che appare improvvisamente sulla scena, senza alcuna elementare logica . Un teatro ha un forte fascino già quando entriamo, ci sediamo, e vediamo il sipario chiuso. La chiusura di un sipario è già un elemento di curiosità perché premette che alla sua apertura appare un mondo iperbolico, cerchiamo di indovinare cosa ci possono regalare quei personaggi che si animano, che vivono, amano, litigano, creano una vita nuova che inevitabilmente ci coinvolge. In ogni caso, al di là di questo particolare conclamato colpo di scena, la commedia “Figghi e mariti come Dio ti manna” per il resto è sulla linea delle altre commedie, sul recupero delle nostre tradizioni, delle nostre superstizioni, del modo di vivere, espone nel bazar delle rimembranze scampoli di vita vissuta, di personaggi con caratteristiche a volte banali a volte grotteschi, in un mondo ormai avvolto nella nuvola dei ricordi dei tempi passati. Tuttavia il ritorno al passato non è solo elegia o rimpianto, ma è anche riviere nuove emozioni ed io li rivivo come del resto gli spettatori che assistono alle rappresentazioni delle commedie in vernacolo”.
Federico, qual è la cosa che ti avvince di più nel far teatro?
“Vedere questi giovani appassionarsi con ardore ad un’opera teatrale, immergersi con veemente trasporto affinché piano piano da attore si diventa personaggio. La fase più bella del teatro, dove ci si diverte di più, sono le prove, in particolar modo in una compagnia amatoriale. La soddisfazione mia più grande e di vedere realizzato ciò che c’è scritto in un freddo copione, che con una faticosa e sofferta metamorfosi diventa un luogo pieno di vita. Cataldo Amoruso dice sempre che “un copione scritto è come Lazzaro, cioè è morto, sono gli attori che quando lo mettono in scena lo resuscitano, come appunto fece Gesù con Lazzaro della Bibbia”.
Alla fine chiedo a Cataldo Amoruso.
Qual è la soddisfazione più grande per un autore di teatro?
“Noi sappiamo che il lavoro creativo di un autore, che sia di teatro, che sia di un pittore. Che sia un musicista o uno scrittore ha sempre come fine il pubblico. La soddisfazione per me è appunto, quando finito lo spettacolo vedo che il pubblico discute della rappresentazione, mi fa molto piacere quando, qualcuno si porta a casa qualcosa della commedia, che ha visto, una scena particolare, un ricordo, qualche parola, pronunciata in un dialetto strascicato fra i denti, che ormai non si sente più ed occorre , per i giovani, la traduzione. Insomma quando l’autore capisce che il suo lavoro ha raggiunto e interessato lo spettatore il suo atto creativo è andato a buon fine”.
Federico mi saluta dicendo che la commedia “Figghi e Mariti come Dio ti manna” sarà rappresentata il 7 agosto a Santa Severina, il 9 agosto a Torre Melissa e il 17 agosto ai Mercati Saraceni di Cirò Marina. Io auguro a Federico Mancuso, a tutta la sua Compagnia la Torre e a Caldo Amoroso ad maiora semper.
Bravo Cataldo Amoruso.
Consiglio vivamente di leggere un suo libro,per scoprirne l’originalità e l’attaccanento alla sua terra.