“Fra le tante situazioni, penalizzanti e deludenti, di questa nostra bistrattata regione, emerge quella di Porto Santa Venere, un notevole scorcio di geografia che fa parte del territorio di Vibo Valentia in uno spaccato geografico di porto industriale e turistico che ha avuto il massimo fulgore nel passato ma che oggi, per il disinteresse della politica, l’incuria amministrativa e i costi elevati, ha finito per pagare la sua parte di perdite, pur rimanendo sempre uno dei pochi porti, quasi attivi, della regione, almeno per il collegamento con le isole Eolie a livello di turismo – scrivono in una nota Gianfranco Turino e Laura Rita Bellezza di “Calabria Sociale”. La pratica industriale, che un tempo era fiorente,oggi è ristretta al poco necessario per funzionare a scartamento ridotto. L’atmosfera negativa esistente deriva dal rovinoso e rapido precipitare delle economie, scivolate fuori da ogni valore d’azione. Il riflesso del degrado complessivo dei tempi odierni, ha ingoiato il senso del progresso, cancellando ogni proiezione al futuro, per lasciare la comunità, a languire nella perdita del concreto, protesa nella ricerca di un filo che possa ricollegarsi, attivamente, alla volontà di movimento, necessaria per continuare ad essere se stessi e rappresentare una parte attiva della Calabria.
I costi per mantenere funzionale il ceppo commerciale, sono divenuti sempre più pesanti, ingolfando l’esistenza e producendo un rapido indurimento del mercato con una scarsa, se non quasi assente, circolazione di liquidità, in questo modo è diventato sempre più complicato gestire qualunque tipo di attività, in un coro costante di carenze e di disattenzione,di abbandoni e di chiusure, in un vuoto totale dove il nulla è lo spettro dell’incertezza, affogato nel silenzio complice di coloro che avrebbero dovuto salvaguardare la continuità collettiva. Inutile cercare di richiamare l’attenzione della parte politica, sia comunale che provinciale, enti più volte sollecitati, hanno solo dato risposte parziali di possibili interventi che non sono mai stati realizzati, intanto il tempo scorre portando esclusivamente un timore latente per quello che può riservare il futuro. L’oggi è il riscontro di una ambiente che potrebbe dare molto di più ma, pur troppo, non costruisce lavoro, con gran parte della gente ai limiti della soglia di povertà dove le famiglie riescono a stento ad arrivare alla fine del mese, altre si fermano molto prima e altre ancora vivono la giornata sullo spazio delle ore, sperando che l’ora successiva sia migliore della precedente. E’ arrivato il momento di mettere da parte le divergenze di colorazione partitica, essere uniti facendo sentire la propria voce, la collera degli onesti e la rabbia dei giusti. Tentare, pacificamente, di far arrestare l’attimo fuggente, per poter ritornare a far risplendere la speranza nei cittadini di Porto Santa Venere”.