Recentemente, un’equipe formata da ricercatori dell’Ingv (Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia), del Cnr (Igag), delle Università di “Roma Tre”, Messina e Cosenza ha rinvenuto la presenza di una mega frana nel Mar Ionio, al largo di Crotone. I risultati di tale studio, condotto mediante l’utilizzo delle più moderne tecniche d’indagine geofisica, sono stati pubblicati sulla prestigiosa rivista internazionale “Geophysical Research Letters”. Ciò che ha attirato l’attenzione degli stessi ricercatori è che lo scivolamento di questa mega frana, che ha origine a terra nella penisola di Crotone-Capo Rizzuto e si sposta sempre più verso mare, supera gli otto millimetri di avanzamento l’anno. Le multinazionali hanno avviato le procedure per iniziare operazioni di trivellazione nel Mar Ionio, anche al largo della costa di Crotone, finalizzate alla ricerca ed allo sfruttamento di giacimenti petroliferi. Considerato che precedenti trivellazioni hanno già arrecato al territorio alcuni danni, come la subsidenza e l’erosione delle coste – afferma il coordinatore provinciale dei Riformisti Italiani, Michele Calvo – riteniamo e temiamo che, data anche la presenza della mega frana, ulteriori operazioni di perforazione nel sottosuolo marino, prolungate ed intensificate nel tempo, possano provocare un disastro ambientale le cui conseguenze potrebbero essere più gravi di quelle che, ad oggi, si possono prevedere!
Invitiamo, pertanto, tutti i consiglieri regionali del Crotonese a manifestare un forte dissenso ed una netta contrarietà a qualsiasi tipo di trivellazione, con un’iniziativa di forte significazione politica, ed a sensibilizzare la giunta regionale affinché si opponga, esprimendo, al ministero competente, formale parere negativo sulle trivellazioni nello Ionio. Nel contempo, auspichiamo che anche nel nostro territorio provinciale, come è avvenuto nelle comunità che si affacciano sull’Alto Ionio cosentino e nel Golfo di Taranto, ci siano mobilitazioni di massa e manifestazioni di ferma opposizione da parte delle popolazioni locali che, prendendo coscienza del reale problema, devono esercitare un ruolo di supplenza per la debolezza della classe politica e delle stesse amministrazioni locali che non hanno, evidentemente, percepito la gravità e sottovalutano gli effetti negativi che le trivellazioni avrebbero su aree le cui economie si basano sul turismo e sull’attività ittica, incompatibili con qualsiasi tipo di attività estrattiva in mare”.