Negli ultimi mesi quello della violenza sulle donne è un argomento che apre i titoli di giornale quasi ogni giorno, nonostante sia un problema che esiste da sempre e che ogni tanto torna alla ribalta. Nel diritto romano la moglie era un vero e proprio “possesso del marito”. Nel novecento nei paesi industrializzati la donna sembra aver definitivamente raggiunto l’uomo nei diritti ”sulla carta”. Nel concreto, però, forme di violenza fisica, psicologica ed economica non si sono estinte e restano una piaga della società di cui le donne sono vittime. In quasi tutte le società tradizionali le donne rispetto agli uomini hanno sempre vissuto situazioni di subordinazione e discriminazione; l’istruzione fino a non troppo tempo fa era limitata all’apprendimento di abilità domestiche, non avevano accesso a nessuna posizione di potere ed il matrimonio è stato quasi sempre considerato un mezzo necessario per garantire alla donna sostegno e protezione. In caso di maltrattamenti o di mancato mantenimento una donna sposata aveva scarse possibilità di rivalersi. Un dato inquietante, ad esempio, mette in evidenza che in Italia le denunce contro gli atti di violenza avvenuti in famiglia vengano spesso scoraggiate dalle forze dell’ordine. La metà delle donne che si rivolgono ai centri per denunciare episodi di violenza si ritengono non autosufficienti dal punto di vista economico e questo dato è tanto più negativo se si pensa che è spesso lo stesso partner ad usare violenza. Dal punto di vista legale, alcuni giuristi hanno messo in evidenza un punto debole delle leggi italiane: esse sono state redatte quasi esclusivamente da uomini, ed è per questo che troppo spesso risultano inefficaci nel risolvere problemi prettamente femminili. A livello giudiziario, inoltre, un padre violento nei confronti della propria compagna in molti casi non viene valutato negativamente come genitore, mentre le due cose non dovrebbero essere scisse.
Un altro dato che fa riflettere è che nel nostro Paese, la maggior parte degli atti violenti avviene nei confronti di donne emancipate, probabilmente perché vengono viste dagli uomini come delle rivali. Molti di questi aspetti sono emersi in occasione della giornata internazionale della donna, organizzato “alla pari”, dall’Amministrazione Comunale e dal Rotary International Club di Cirò Marina, in collaborazione con la Commissione Pari Opportunità e il consiglio Comunale dei Giovani in occasione della festa della donna, laddove, tutti gli intervenuti hanno inteso ancora una volta, creare intorno a questa celebrazione, una tavola rotonda che non fosse solo simbolica. L’8 marzo di ogni anno, ricorre la giornata internazionale della donna per ricordare le rivendicazioni di libertà delle donne, le discriminazioni che hanno subito per millenni, i diritti ottenuti e quelli ancora da conquistare. Al pari di quelle per i Diritti dell’infanzia, i Diritti umani, la Memoria, la Giornata della Donna ha una matrice ben precisa e pertanto doveva essere momento di riflessione su un diritto di base, l’uguaglianza concreta tra i sessi. La sintesi degli autorevoli interventi susseguitesi durante la serata hanno fatto emergere diversi aspetti di questa “differenza di genere” che, ci è parso potere sintetizzare con quanto affermava Hermann Hess, tratto dal “Narciso e Boccadoro”: “ la nostra meta non è di trasformarci l’uno nell’altro, ma di conoscerci l’un l’altro e d’imparar a vedere ed a rispettare nell’altro ciò che egli è: il nostro opposto e il nostro complemento”. Questa breve citazione, ci è parso, racchiude in sé l’idea motrice dell’iniziativa promossa sabato e alla quale, il Rotary e la CPO, hanno voluto significare oltremodo facendo rete con le istituzioni e associazioni citate in premessa. Non hanno voluto parlare di mimose, ovunque mimose: negli uffici, nelle case, nelle piazze; o ripetendo frasi di circostanza organizzando eventi importanti per l’occasione che, probabilmente avrebbero sminuito, il senso di questo giorno speciale.
Ne è nato un incontro che oltre a ricordare il grave problema della violenza sulle donne che oggi è più che mai drammatico, perché è una violazione dei diritti umani, dell’integrità fisica e psicologica, della sicurezza, della libertà e della dignità della persona lo si è affrontato da diversi punti di vista. Da quello culturale, introdotto dallo stesso assessore regionale alla cultura, Mario Caligiuri, che ha ribadito la centralità della cultura come “arma” che può riuscire a liberare la donna dalla sua posizione di subalternità in quanto un fenomeno che non conosce differenze geografiche o culturali, purtroppo diffuso a tutte le latitudini e in qualsiasi ambito socio-culturale in quanto scaturisce dalle distorsioni culturali stesse, sociali e psicologiche del rapporto uomo-donna. Si è voluto ricordare e condividere il “no” alle violenze subite, il voler uscire dalla spirale di violenza per riprendere in mano la propria vita. Un’educazione al rispetto e complementarietà con l’uomo, che non deve significare “Adamo- Adama”, riprendendo il vecchio testamento, ma partendo dalla famiglia deve significare “insieme” pur nella differenza di genere, come ha detto la docente dell’università di Cosenza, Paola Helzel. Mimma Cerrelli, Pina Malena, Giuseppe Sasso, Don Pasquale Aceto, Paola Helzel, Donatella Romeo e a sorpresa l’assessore Mario Caligiuri, il Sindaco Roberto Siciliani e il gruppo LaAV. Questi gli attori dell’incontro che, a fine serata, solidarmente insieme si è ospitati in pizzeria una famiglia di immigrati. Una solidarietà che, ha detto qualcuno, è latitante soprattutto fra donne, impegnate a “fare guerra agli uomini”, quasi fossero rivali e non complementari. Una donna quindi che dovrebbe uscire dai suoi ruoli “madre-moglie-maestra” come ha detto in conclusione Don Pasquale Aceto, ma intrecciare i tre ruoli e ritrovare la sua centralità di donna compagna.
Michel Quoist – Se….
Se la nota dicesse: non è una nota che fa la musica…non ci sarebbero le sinfonie.
Se la parola dicesse: non è una parola che può fare una pagina …non ci sarebbero libri.
Se la pietra dicesse: non è una pietra che può alzare un muro…non ci sarebbero case.
Se la goccia d’acqua dicesse: non è una goccia d’acqua che può fare un fiume…non ci sarebbe l’oceano.
Se il chicco di grano dicesse: non è un chicco di grano che può seminare un campo…non ci sarebbe la messe.
Se l’uomo dicesse: non è un gesto d’amore che può salvare l’umanità
…non ci sarebbero mai né giustizia, né dignità, né felicità sulla terra degli uomini.
Come la sinfonia ha bisogno di ogni nota
Come il libro ha bisogno di ogni parola
Come la casa ha bisogno di ogni pietra
Come l’oceano ha bisogno di ogni goccia d’acqua
Come la messe ha bisogno di ogni chicco
l’umanità intera ha bisogno di te,
qui dove sei, unico, e perciò insostituibile.
Dichiarazione di Pina Malena (Pari Opportunità)
“Rispettare e chiedersi chi è l’altro…..L’altro, è quello che incontri sulla strada, quello che cresce, lavora, gioisce, o piange vicino a te, quello che ama o che odia vicino a te, quello di cui dici” non ne posso più” o ” non lo posso vedere”, quello di cui non dici niente, non pensi niente, perchè passi senza guardare, e non lo hai visto. L’altro, è quello al quale devi unirti per diventare l’ “uomo totale”, il” fratello universale”, quello al quale devi unirti per realizzare la tua vita e salvarti con tutta l’umanità. L’altro, è quello con cui tu collabori ogni giorno per completare la creazione del mondo. L’altro, è il tuo prossimo, quello che devi amare con tutto il tuo cuore, con tutte le tue forze, con tutta la tua anima. L’altro, è quello che ti fa crescere, è il dono d’amore di Cristo. L’altro, è quello attraverso il quale Dio si esprime, attraverso il quale Dio ci invita, attraverso il quale Dio ci arricchisce, attraverso il quale Dio misura il nostro amore”.