Nel registro nazionale delle varietà di vite, con il decreto ultimo del 15 maggio scorso, pubblicato sulla gazzetta ufficiale serie generale, n. 127 del 4 giugno 2014, sono stati inseriti alla sezione I, vitigni ad uve da vino, i cloni, frutto dello studio e della sperimentazione avanzati dall’azienda Librandi. In effetti, la notizia confermata dalla pubblicazione sulla gazzetta ufficiale, era stata in un certo qual senso già preannunciata durante il convegno promosso dalla stessa Cantina Librandi presso il centro convegni del Borgo Saverona (leggi articolo). Si tratta del Gaglioppo N., cloni I – Librandi CVT 75, I; Librandi CVT 80, I; Librandi CVT 164 e I – Librandi CVT 165 e ancora il Greco nero N., cloni I – Librandi CVT 38, I- Librandi CVT 41, I- Librandi CVT 48 e I – Librandi CVT 68.
Sono i primi cloni calabresi che finalmente compaiono nel registro nazionale del Ministero delle Politiche Agricole e che quindi formalmente rappresenteranno la qualità della sperimentazione e della validità della doc Calabrese. Merito soprattutto dell’azienda Librandi che, come ha detto l’assessore alla cultura della regione Calabria, Mario Caligiuri, in occasione dell’ultimo convegno svoltosi a Cirò Marina sugli esiti della sperimentazione “è riuscito a coinvolgere le università e i centri di ricerca nazionali e internazionali per migliorare ed esaltare il vino Cirò” che, per i Greci d’ Occidente, era la bevanda perfetta che ‘unisce il Cielo e la Terra’. Non a caso, tra i primi ad accorrere sono stati Donato Lanati dell’Università di Torino e i ricercatori del CNR di Torino”. Una bella storia raccontata in un interessantissimo libro e che ha trovato uno dei suoi compimenti con una serie di studi scientifici che, prendendo spunto da un progetto di ricerca finanziato proprio dall’ Assessorato alla Cultura della Regione Calabria, ha saputo dare corpo a risultati importanti, che sono solo l’inizio di una studio più approfondito e di ricerca che sarà portato avanti negli anni.