Un sistema di “localizzazione” e “puntamento” che potrebbe profondamente modificare l’approccio alla cura dei tumori. Con risultati molto più rapidi e, soprattutto, efficaci di quanto avviene oggi. Un progetto di ricerca che porta la firma dell’Università della Calabria e, particolarmente, di NanoSiliCal Devices: una start-up innovativa e spin-off dell’Ateneo, nata con l’obiettivo di sviluppare nanosistemi “intelligenti”, a base di silice mesoporosa, potenzialmente utilizzabili nella veicolazione mirata dei farmaci antineoplastici. Non è fantascienza, ma la proiezione (naturalmente da verificare nella sua effettiva praticabilità) di una brillante ipotesi sperimentale che, nelle aspettative dei suoi teorizzatori, dovrebbe assicurare un cambio di marcia sostanziale rispetto ad un problema con cui ogni anno purtroppo fanno i conti milioni di persone.
I RICERCATORI – I protagonisti di quest’affascinante avventura scientifica sono Luigi Pasqua, ricercatore confermato di Scienza e Tecnologia dei Materiali presso il Dipartimento di Ingegneria per l’Ambiente ed il Territorio ed Ingegneria Chimica; Antonella Leggio, professore associato di Chimica organica presso il dipartimento di Farmacia e Scienze della salute e della nutrizione; e Catia Morelli, collaboratore di ricerca presso lo stesso dipartimento. “E’ noto a tutti”, spiega Pasqua, “che la chemioterapia determini effetti collaterali importanti nei pazienti oncologici, a causa della mancanza di selettività del farmaco antitumorale adoperato che, purtroppo, non riesce a risparmiare i tessuti sani dalla sua azione tossica. Pertanto”, aggiunge il ricercatore dell’Unical, “lo sviluppo di nuovi meccanismi di drug targeting, ossia di sistemi provvisti di una funzione direzionante in grado di veicolare il farmaco esclusivamente nella sede tumorale, consentirebbe di minimizzare, se non addirittura abolire, la tossicità causata dai farmaci antineoplastici sui tessuti sani”.
IL METODO – E’ sempre Pasqua a spiegarlo: “Le nanoparticelle di silice mesoporosa prodotte dalla NanoSiliCal Devices sono dei “nanoalveari” deputati a svolgere una duplice funzione: esternamente, mediante una molecola biologica; attraverso i pori, utilizzando i farmaci antitumorali. La molecola biologica innesca l’apertura della cellula tumorale nella quale l’intera nanoparticella si introduce (avviene proprio un riconoscimento specifico tra la molecola posta sull’esterno del nanoalveare ed i recettori presenti solo sulle cellule tumorali e non su quelle normali). In questo modo, insomma, il farmaco verrà rilasciato in maniera selettiva, solo all’interno delle cellule tumorali, riducendo il rischio di effetti indesiderati ed aumentando l’efficacia terapeutica”.
OLTRE I TUMORI – Non è tutto: “La grande versatilità delle “nanoparticelle” di silice mesoporosa prodotte dalla NanoSiliCal Devices”, spiega ancora il dott. Pasqua, “consente di produrre sistemi che impiegano, gestendone il rilascio, la maggior parte dei tradizionali chemioterapici, anche a brevetto scaduto. Inoltre, la natura del ligando recettore specifico, vale a dire la molecola biologica posta sull’esterno del nanosistema, può variare in funzione del tipo di tumore da trattare. Non è di secondaria importanza, infine, che questo approccio tecnologico possa essere potenzialmente applicato non solo per terapie tumorali, semplicemente mediante l’utilizzo di un diverso farmaco e/o di diverse funzioni direzionanti”. La NanoSiliCal Devices (considerata una delle migliori startup biotech italiane), è titolare di un brevetto europeo, in fase di concessione, relativo all’approccio tecnologico generale, e di una domanda di brevetto che ha ricevuto dallo European Patent Office un rapporto di ricerca completamente positivo, in fase di estensione internazionale. Quest’ultima domanda si basa su un nanosistema capace di rilasciare il Bortezomib, farmaco d’elezione nel mieloma multiplo, esclusivamente nelle cellule tumorali ed è attualmente sottoposto a studi in vivo presso l’Università di Milano Bicocca, uno dei partner della stessa start up.