
Il Dpcm è stato firmato nella notte dal Presidente del Consiglio, Giuseppe Conte al termine della riunione con i capidelegazione della maggioranza, il ministro per gli Affari Regionali Francesco Boccia e il sottosegretario alla presidenza della Presidenza del Consiglio Riccardo Fraccaro.
Il nuovo Dpcm che a breve sarà pubblicato in Gazzetta ufficiale. Rispetto alle bozze circolate l’impianto generale non cambia: stop agli spostamenti tra Regioni rosse e/o gialle, cioè a rischio elevato o medio, e libertà di circolazione solo in quelle verdi. Tra le poche modifiche apportate quelle sui parrucchieri: restano aperti anche nelle zone che rientrano nello scenario 4.
Cosa c’è nel nuovo Dpcm
La firma è arrivata al termine di una lotta tra governo e regioni, con la diffusione della bozza nel pomeriggio mentre le riunioni con gli enti locali erano ancora in corso. Il presidente della Regione Lombardia Attilio Fontana si è opposto al lockdown fino all’ultimo ma il suo territorio alla fine è finito nella “fascia rossa”. Alla fine quindi si divide davvero l’Italia in tre zone: zona rossa, zona arancione (o gialla, secondo le ultime notizie) e zona verde. Le zone rosse, spiega oggi il Corriere della Sera, sono quelle caratterizzate da uno scenario di massima gravità e da un livello di rischio alto. Queste zone si caratterizzano per:
- Divieto di ingresso: “È vietato ogni spostamento in entrata e in uscita dai territori, nonché all’interno dei medesimi territori, salvo che per gli spostamenti motivati”. Sarà possibile entrare e uscire in e da una zona rossa soltanto per motivi di lavoro, salute o urgenza che vanno giustificati tramite il modulo di autocertificazione;
- Chiusura degli esercizi commerciali, tranne alimentari, tabaccai, edicole, farmacie e parafarmacie; al contrario di quello che c’era scritto ieri nella bozza, parrucchieri, barbieri ed estetisti rimangono aperti;
- Tutte le attività scolastiche si svolgono con didattica a distanza ma rimane la possibilità di svolgere laboratori ed altre attività a scuola una tantum;
- Sono sospese tutte le attività sportive ma è consentito svolgere attività motoria;
Nelle zone rosse si applicano tutte le limitazioni previste anche nelle zone arancioni e in quelle verdi. Le zone arancioni sono quelle “caratterizzate da uno scenario di elevata gravità e da un livello di rischio alto”. In esse:
- “È vietato ogni spostamento in entrata e in uscita dai territori salvo che per gli spostamenti motivati”; sono consentiti gli spostamenti necessari a garantire la didattica in presenza;
- “È vietato ogni spostamento con mezzi di trasporto pubblici o privati, in un Comune diverso da quello di residenza, domicilio o abitazione”;
- Sono chiusi “bar, pub, ristoranti, gelaterie, pasticcerie, ad esclusione delle mense e del catering. Resta consentita la sola ristorazione con consegna a domicilio” e “fino alle ore 22 la ristorazione con asporto, con divieto di consumazione sul posto o nelle adiacenze”;
- Il ministero della Salute verifica settimanalmente la situazione ogni settimana ed emana ordinanze ogni 15 giorni;
Nelle zone arancioni (o gialle) si applicano anche le limitazioni previste in quelle verdi; Le zone verdi sono caratterizzate da:
- coprifuoco alle ore 22;
- autobus e mezzi di trasporto nazionali, regionali e provinciali hanno una capienza del 50%
- La didattica a distanza è prevista per tutte le scuole superiori;
- alle scuole elementari e medie è prevista l’attività in presenza con mascherina;
- I bar chiudono alle 18, sono chiusi cinema, mostre e musei, sono sospesi tutti i concorsi e nei fine settimana sono chiusi i centri commerciali.
Zone rosse, zone arancioni, zone verdi: le cinque regioni candidate alla chiusura
Oggi verrà reso noto l’elenco delle regioni più a rischio, che dovrebbero essere Piemonte, Lombardia e Calabria oltre alla provincia di Bolzano. In zona arancione dovrebbero esserci invece Campania, Puglia, Veneto, Liguria e Valle d’Aosta. Ma proprio sui dati, ovvero sui numeri che dovrebbero essere incontrovertibili, si è nel frattempo scatenata una polemica perché dovranno essere i presidenti di Regione a mettere la firma (e di conseguenza la faccia) sui provvedimenti. Per questo ieri i governatori hanno scritto una lettera a Conte in cui esprimono preoccupazione per i passaggi del Dpcm che “esautorano il ruolo e i compiti delle Regioni e Province autonome, ponendo in capo al governo ogni scelta e decisione” e vogliono “un contraddittorio per l’esame dei dati” insieme ai tecnici dei dipartimenti regionali.