
“A ciascuno le proprie competenze. Diversamente infatti, invece di fare bene e del bene, si rischia di causare ulteriori danni.
E questo purtroppo accade se non si interpellano le persone giuste, nel posto giusto…
La verità è che nel complicato, difficile e variegato mondo del sociale, ci vorrebbe un pò piu di umiltà, di disponibilità e di empatia.
Chi possiede un background riempito da un’esperienza lunga 30 anni, non può essere visto e valutato come chi invece non è mai stato un operatore di strada. Che non ha mai vissuto la strada, e con essa, tutte le sofferenze, il dolore e le ingiustizie sociali che tantissime persone purtroppo, vivono e spesso sono ingiustamente costrette a subire.
Un bell’ufficio nel palazzo comunale, una comoda poltrona ed un titolo di studio (da solo), non potranno mai sostituirsi a chi certe realtà, invisibili e dimenticate, le conosce molto bene perché le vive quotidianamente. Come puoi giudicare, intervenire e poi decidere la vita di una donna vittima di soprusi e violenze, fisiche e morali, se quella donna non l’hai mai veramente conosciuta, ascoltata, supportata e possibilmente aiutata a riabilitarsi, con se stessa e nella società?
I convegni, gli incontri istituzionali a tema, le tante e inutili passerelle, non raggiungono le donne vittime di violenza.
E uno dei motivi perché ciò accade, è dovuto dal fatto che le associazioni, che dovrebbero essere le sentinelle del territorio, sono viste come dei nemici e purtroppo non fanno rete con le istituzioni.
Noi desideriamo invece che il grido di dolore e di grande bisogno presente nella nostra città raggiunga tutti, anche e soprattutto il sindaco, perché tra noi e questa amministrazione comunale c’è un muro. Nella sede di Libere Donne in Via Ducarne, il sindaco non si è mai visto.
Non sa affatto di cosa sto parlando, cioè di uno spaccato della città che lui governa, che ignora completamente.
Non vogliamo soldi da lui, venga a trovarci e se ne renderà conto di persona”.




