È stata davvero una bella serata all’insegna della cultura e della memoria. Davanti ad una platea numerosa e qualificata, nella sala del Palazzo Chimirri nel centro storico di Serra San Bruno, si è tenuto il convegno sulla figura e la poetica del poeta – scalpellino Mastru Pelaggi (1837 – 1912). I lavori, coordinati dalla scrittrice e poetessa Daniela Rabia, hanno preso avvio con la proiezione di un documentario sul poeta serrese. Sono seguiti i saluti di rito dell’avv. Mimmo Calvetta Direttore della Rivista Santa Maria del Bosco e del Presidente della Pro Loco Francesco Giancotti (entrambe le Associazioni organizzatrici dell’evento) e del dott. Marco Primerano in rappresentanza del Sindaco della della Città della Certosa Bruno Rosi. Intriganti i canti, sulle poesie del poeta Pelaggi eseguiti dal cantautore serrese Michele Vinci. Il giornalista, di origini serresi e nostro collaboratore Mimmo Stirparo, lo storico Ulderico Nisticò, il Dirigente scolastico emerito Biagio Pelaia, il prof. Franco Gambino e il giornalista di Gazzetta del Sud Maurizio Onda, relatori tutti del convegno hanno tracciato, a vario titolo, poetica di Mastru Brunu contestualizzandola nel periodo storico del tempo ( l’epoca post unitaria, il regno sabaudo e il post borbonismo). Per Mimmo Stirparo il Pelaggi è stato “scalpellino da mattina a sera senza voler essere o apparire ‘poeta’, raccontava a sé stesso e al suo vicinato “li stuori” come definiva i suoi componimenti che non scriveva, seppur sapesse leggere e scrivere, ma dettava alla figlia Maria Stella; temi della sua poesia spicciola e senza pretese linguistiche o sintattiche e tanto meno metriche che sono la disperazione, la fame, la povertà, l’inquietudine della povera gente che resta sempre e comunque classe subalterna e derisa dalla ‘casta’ di ieri come di oggi”.
Lo stesso Stirparo ha confermato, come già annunciato nelle settimane scorse, l’inserimento di Mastru Brunu nel “Dizionario Biografico degli Italiani” della storica e prestigiosa Treccani per la cura del prof. Gabriele Scalessa, dottore di ricerca in Italianistica alla Sapienza di Roma e attualmente PhD Student presso l’Italian Depatment dell’Università inglese di Warwick. A seguire, Ulderico Nisticò ha fermato l’attenzione sulla valenza del dialetto nato in contrapposizione a latino. Il dialetto che nella bocca del Pelaggi ha assunto una connotazione molto elevata tale da essere, a giusta ragione, preso a modello da tanti altri poeti calabresi. Il dott. Biagio Pelaia ha ricordato che le poesie di Mastru Brunu, suo antenato, sono apparse per la prima volta nel 1950 su giornaletti locali o quaderni sparsi in ogni dove della cittadina. Il Pelaia, giacchè il manoscritto originario è andato disperso, ha dovuto operare un lavoro di ricerca tra gli anziani del luogo per raccogliere “li stuori” in una raccolta pubblicata nel 1982. Franco Gambino, fratello dello scrittore Sharo, ha ricordato simpaticamente degli aneddoti sulla vita dello scalpellino registrati nella casa degli stessi Gambino e della figlia del poeta – scalpellino sposata a Mastru Biasi Pelaia. Il giornalista Onda, infine, ha, tra l’altro, auspicato la traslazione delle ossa di Mastru Brunu dall’anonimo ossario del cimitero locale a degna e monumentale sepoltura perché possa essere meglio ricordato dalle generazioni future. Durante l’incontro sono state declamate delle simpatiche liriche del Pelaggi da Sergio Gambino e Giacinto Damiani. Infine si è svolta la cerimonia di premiazione dei poeti partecipanti alla 1^ Edizione del “Premio Mastro Bruno” in lingua dialettale. Questi i premiati: Vincenzo Carchidi, Mario Reitano, Bruno Tassone, Bruno Agostino Tassone, Bruno Cavallaio, Cosimo Bertucci Antonio Franco, Anastasia Amedeo, Salvatore La rizza e Altea Scarfone.