Domenica 19 febbraio, presso l’Auditorium del Liceo Musicale “O.Stillo” di Crotone, della Società Beethoven Acam, il pianista Davide Picozzi, ha tenuto il terzo concerto della Stagione Concertistica 2017, dedicato ai giovani vincitori di prestigiosi premi Internazionali.
Una serata all’insegna della grande musica e della grande interpretazione ed esecuzione.
Il programma era un monografico dedicato a Beethoven e comprendeva:
“Dodici variazioni su una danza russa in La maggiore WoO 71” , “Sonata op. 106” <<Hammerklavier>>.
Un vero momento di grande interpretazione e di difficoltà tecniche.
Il pianista Picozzi ha veramente saputo calarsi nel difficile contesto beethoveniano dando alla Sonata una forza poderosa dove il timbro assume la violenza e l’irrazionale indeterminatezza di una realtà cosmica.
Espressionismo di masse d’urto foniche ed un’aspra e fitta trama polifonica simile alle maglie di una guaina metallica caratterizzano il primo tempo di Sonata dove il grande artefice (Beethoven) ha gestito tutta la materia incandescente da plasmare sulla proprie incudine.
Picozzi ha saputo preparare il pubblico attraverso l’esecuzione delle variazioni op. 106 molto belle che però non avevano la grande capacità compositiva del Beethoven delle variazioni in Do min.
Nel granitico attacco della Sonata op. 106 ha però messo in luce una grande e sicura padronanza della tastiera ma soprattutto una preparazione musicale ed interpretativa non comune frutto di una preparazione che prevarica la pura tecnica.
L’esecuzione della Sonata op. 106 è stata un vero ricamo architettonico dove ogni elemento strutturale si organizza secondo nuove finalità dialettiche e i temi tendono a trasformarsi in “organismi tematici” e il procedimento della variazione ha una parte sempre maggiore.
Dopo lo scherzo nel quale sembra verificarsi una “magica sospensione” dei valori timbrici armonici e melodici Picozzi ha attaccato l’ “Adagio sostenuto” , sterminato poema dove tutto ciò che d’inespresso e tormentosamente soffocato si libera erigendo uno dei più sublimi monumenti che mai siano stati dedicati al dolore umano.
L’ultimo tempo è realmente un omaggio a tutti gli artifici della polifonia applicati alla Fuga.
Potremo concludere con le parole di Thomas Mann “La fuga finale dell’op. 106 e le strutture contrappuntistiche sono brutalmente martellate con l’accanimento di chi vuol piegarle a dire cose che non hanno mai detto e che, in fondo, sono sostanzialmente antitetiche alle loro intime nature”.
Applausi calorosi hanno sottolineato sia lo sforzo ben riuscito dell’artista nell’interpretare una delle opere più complesse dell’arte di Beethoven, sia del gradimento di un pubblico numeroso ed attento che ha saputo cogliere la grande complessità dell’opera.
Una bella e sentita serata all’insegna dei grandi avvenimenti artistici che la Beethoven, ancora una volta, ci ha saputo regalare.
Mariarosa Romano