Franco Giordano, artista, appartiene agli anni “70. Nella sua formazione ci sono evidenti tracce di cambiamento di una tradizione pittorica del passato e la rinuncia ad operare nella rigidità delle regole. Il primo scontro lo ha in accademia col professore Di Ruggero: Giordano-allievo non accetta il disegno che si distacca troppo dagli schemi classici. Sull’arte è uno che non teorizza, spazia nel moderno, approfondisce nella sperimentazione, lascia libera la fantasia. I suoi lavori piacciono ai compagni. Ma l’accademia non gli è stata inutile: ha potenziato in lui l’abilità sociale, la capacità di stare insieme agli altri, il gusto della trasgressione e la ricerca dell’ironia, che sono decorosamente intrinseche nelle sue opere. Sta in queste linee l’inventiva del Giordano-artista. Una forza interiore, che agisce con lucidità fisica e la capacità creativa di un bagaglio culturale che si porta dietro dall’accademia e nella sfida della vita, nei suoi quaranta anni di vissuto artistico e sperimentazione di tecniche, di materiali e di pigmenti. I colori di “serie A” sono la materia delle sue opere, perchè è la qualità del pigmento che fa vibrare la tela. Parlare con Giordano – Artista non è facile: non vuole che lo scopri dentro, cerca di portarti dove vuole lui. Per conoscerlo meglio devi leggere e rileggere le sue opere, create col linguaggio dell’anima e dello spirito, con tutta l’angoscia di una crisi generale che lo avvolge. Germania e Francia: due palestre importanti, dove ha scoperto la sua affinità elettiva col gotico recuperando molte cose che aveva dentro e non conosceva. Ha vissuto in un “mondo chiaro” con gente scura, cielo grigio e tanto freddo.” Tornato in Italia ha ritrovato un “mondo–scuro”, il cielo azzurro, chiara la gente e tanta umanità. Nella sua memoria restano incisi i nomi di Matisse e di Kandinsky, uno per la semplificazione delle forme e l’altro per la sua proiezione nel futuro con l’arte che oltrepassa i limiti nei quali il tempo vorrebbe comprimerla. Giordano va verso l’informale, consapevole, però, che col figurativo, per il suo linguaggio meno complesso, è più facile esprimere i sentimenti ed entrare sul mercato.
Boccia il virtuosismo perché l’esasperato tecnicismo genera opere monotone. Non lo spaventa la complessità dell’astratto: ha l’esperienza e le cognizioni necessarie per giudicare …la ricerca su Paul Klee gli ha fornito le giuste chiavi di lettura. In questo momento, Franco Giordano, esprime il disagio della crisi e della civiltà. A volte, pigro e poco ispirato, rallenta la sua corsa dipingendo con sofferenza e, attraverso la creatività e la metafora, denuncia tutto ciò che non condivide. L’artista ha rinunciato ad insegnare nelle scuole. La sua “missione” è il lavoro: dipingere a tempo pieno, in una dimensione rigidamente spirituale, per riaffermare la sacralità della vita, in un mondo, che lui paragona ad una nave, dove tutti vogliono comandare. Colori, pennelli e la voglia degli anni “70 non gli fanno avere paura delle grandi superfici. Dipinge di getto, mentre ti parla. Se ha la forza di fare, gli basta un bastoncino di “sanguigna” e le nude mani per mostrarsi abile come Leonardo, Michelangelo, Raffaello. Schizza sul foglio le idee della fantasia, ricerca i volumi delle forme tratteggiando lo spazio bianco con gradazioni di sanguigna ferruginosa. Abbassa ed alza i toni con la punta delle dita, lasciando pulita la superficie per le parti in luce. E’ abile a variare la pressione della mano per lasciare segni morbidi e velature sottili. Conosce bene i segreti della luce e con essa riesce a dare la massima espressione a ciò che crea. La creatività non può svilupparsi in assenza di competenze preliminari. Franco Giordano, di spirito critico ed insoddisfatto, possiede una personalità creativa carica di curiosità; sente il bisogno di esprimersi con indipendenza di giudizio e cerca il successo, ma non inteso in termini economici, se fosse stato così sarebbe oggi in una tv commerciale. Resta, comunque, nella sua città che lo apprezza.
Sei sempre nel mio cuore,un giorno ti verro’ a trovare..
Giuseppe Pascuzzo
E’ proprio un bel racconto della vita di un’artista straordinario.