“Dio è stato sfrattato…”. Questa dicitura, giovedì 21 marzo, è apparsa su una delle pareti della chiesa di Santa Veneranda. Parole, che hanno destato, non poco stupore tra i cittadini carfizzoti. Dal 16 giugno 2012, l’immobile, che ospitava la parrocchia, dopo un sopralluogo dei Vigili del fuoco di Crotone, è stato dichiarato, con ordinanza del sindaco, inagibile. Le funzioni religiose, nel corso di questi mesi, il parroco le ha celebrate (fino a mercoledì 20 marzo), nei locali della Casa comune, messi a disposizione dalla Giunta. Un soluzione si era detto all’inizio, visto anche l’inadeguatezza dei locali, temporanea. Ma, ripercorriamo un po’ di storia. Nei mesi scorsi, per il rifacimento di una nuova chiesa, il comune, aveva messo a disposizione circa 400.000 euro. Le somme recuperate dall’amministrazione comunale, sarebbero arrivate: 200.000 da un finanziamento regionale; circa 100.000, per il risanamento dell’area dove sorge l’attuale chiesa, finanziati dal progetto di riqualificazione urbana (attualmente in esecuzione) e per le somme mancanti, era intenzione dell’amministrazione, contrarre un muto. Tutto ciò però, pare non sia stato possibile; in questi mesi, nella comunità albanofona, si sono intrecciate troppe cose: divisioni, rancori personali, politica, gusti, ricordi, sentimenti, raccolte di firme anti e pro demolizione dell’attuale chiesa (alcune sono state presentate al Vescovo di Crotone, mons. Graziani), incontri.
Tante, troppe cose, che ben poco hanno a che fare con la fede e i valori cristiani. “Come ben sapete, scrive il parroco don Luigi Valente, in una lettera indirizzata ai parrocchiani, la nostra comunità soffre la mancanza di una chiesa, ed in particolare della nostra Chiesa, si avverte la necessità di un luogo di contatto, di comunione e di preghiera comunitaria, nel quale ognuno si riconosca. Sin dalla chiusura per inagibilità, prosegue la missiva, la Parrocchia e l’amministrazione comunale, nella persona del sindaco, Carmine Maio, con il Consiglio, si è impegnata con dedizione, nell’interesse di tutta la Comunità, nel ricercare le migliori soluzioni per poter cominciare i lavori il prima possibile. Dobbiamo però guardare al concreto e riflettere attentamente in merito alla questione”. I lavori, a detta dello stesso sacerdote, “sono molti e parecchio costosi. Avendo però la Comunità intera, e non soltanto i Consiglio o il parroco e con il Vescovo, assunto la decisione di mettere in sicurezza la Chiesa, non si può ora pensare che tutto si faccia da sé o che si possa rinunciare a contribuire economicamente”. “Concludo che provo una profonda tristezza nel vedere la chiesa chiusa proprio in questo periodo di quaresima in cui ci prepariamo alla Pasqua, aggiunge don Valente nella nota. La sofferenza nel constatare l’impossibilità dell’intervenire in modo adeguato immediatamente, il disagio nel non poter accogliere nella casa del signore i fedeli, nel non poter celebrare i sacramenti e dare l’ultimo saluto ai defunti”. Nel terminare la sua epistola, il prete di Carfizzi, si rivolge a “tutti i credenti che sanno quanto sia importante una chiesa per il paese, un polmone dove risperare e rigenerarsi nello Spirito, la casa del Signore, dove Cristo vivo e vero abita e attende la nostra visita quotidiana…oggi a Carfizzi Dio è morto. Ucciso dai suoi stessi cittadini…Dio è stato sfrattato”. Ma sfrattato da cosa, si sono chiesti in molti giovedì mattina; forse dalla Casa comune (la chiesa è chiusa con ordinanza)? Chiedendo notizie agli uffici comunali competenti, nessun atto è stato notificato, ne al rappresentante legale della parrocchia, ne alla Curia; sembra però ci sia stato un colloquio con il parroco al quale si chiedeva di lasciare liberi i locali (non idonei ad ospitare funzioni religiose e non in sicurezza). In merito abbiamo sentito il primo cittadino, Carmine Maio. “Da parte dell’amministrazione, non è mancata mai la disponibilità, nonostante fin da subito sapevamo fosse una cosa difficile”, ha detto Maio. “La chiesa non è un bene del comune, ha proseguito, per cui non abbiamo la piena disponibilità. Abbiamo avuto parecchi incontri, ci hanno chiesto parecchi rinvii, siamo rispettosi, delle autorità ecclesiastiche, sapendo che il comune ha delle scadenze. La disponibilità economica è l’unica cosa, che il comune può fare e può dare. Siamo fiduciosi che questo problema, possa risolversi nel migliore dei modi per la cittadinanza”. Dagli incontri avuti in Curia, a quanto riferito da qualche partecipante, non sono arrivate ne soluzioni, tanto meno suggerimenti e cioè, accettare l’idea del comune, di demolire all’attuale chiesa e ricostruirne una nuova (progetto già realizzato dall’ufficio tecnico comunale) o ristrutturarla: nulla. Ieri, sabato 23 marzo, il primo cittadino del centro arbereshe, Maio, ha incontrato la stampa locale ed un gruppo di cittadini. Comunque, dell’imbratto, si stanno interessando, i Carabinieri della stazione di San Nicola dell’Alto, competenti per territorio, che hanno già identificato l’autore.