Con il consueto (e prevedibile) bagno di fedeli, si sono conclusi domenica scorsa, 26 maggio, i festeggiamenti patronali in onore della Madonna di Manipuglia, per i quali quest’anno ricorreva il 50mo anniversario dall’elevazione a Santuario Diocesano della chiesetta omonima. Una gran folla, dicevamo, riunitasi in preghiera fin dal primo pomeriggio a riempire in ogni ordine di posti il Santuario di Manipuglia, addobbato di ornamenti come si conviene in simili occasioni, mentre per altre decine e decine di persone toccava accomodarsi agli scanni predisposti lungo il perimetro del piazzale antistante il sacrato.
Ma il lungo e ricco programma di momenti religiosi e civili si era aperto poco già dall’inizio del mese, con la novena dal 7 al 15 maggio dedicata alla Vergine protettrice di Crucoli, al Santuario di prima mattina, ed in parrocchia nel tardo pomeriggio, oltre a quotidiane celebrazioni eucaristiche con la partecipazione di vari sacerdoti, da Don Claudio Splendido, a Don Antonio Salimbeni, a Padre Edoardo Caruso, oltre ovviamente al parroco di Crucoli, Don Pino Mauro.
Domenica 12, anniversario del decreto di erezione a Santuario, la discesa della statua della Madonna a Torretta, dopo oltre 40 anni, e quindi la settimana clou dei festeggiamenti, iniziati il 17 maggio con la 27ma edizione del Cantacrucoli, suddiviso quest’anno in due serate, venerdì e sabato. Ma la grandissima presenza di fedeli si è potuta toccare con mano domenica 19, quando l’effige sacra, portata in spalla da un nugolo di volontari, è uscita dalla Chiesa SS. Pietro e Paolo ed è comparsa sulla centralissima Piazza Di Bartolo, stracolma di gente fin dalla mattina, annunciata dalle trombe della banda musicale “Città di Melissa” e da colpi pirotecnici. Volti solcati da lacrime di commozione, quelli di molti emigrati che non vedevano l’ora di accorrere nel loro paese natio proprio in occasione del cinquantenario, magari con i risparmi messi da parte in questi ultimi anni di grave crisi economica, perché ad un evento così i figli di Crucoli non potevano mancare. Ed ecco spiegata la partecipazione ad una processione che per la prima volta (a memoria nostra) ha visto la statua di Maria SS. di Manipuglia portata a spalla per tutto il tragitto (almeno cinque chilometri) dal paese al Santuario, salutata in diverse tappe dai sempre affascinanti fuochi pirotecnici, accompagnata dal suono della banda o, più tradizionalmente ancora, dalla zampogna, che sembrava fare eco con i canti delle donne appresso all’effige. Tutte le istituzioni cittadine, civili, militari, religiose, in testa al corteo, mentre il laborioso gruppo di organizzatori si occupava del regolare deflusso della processione lungo la provinciale per Torretta. Al Santuario un’accoglienza da incorniciare, con migliaia di persone ad affollare il piazzale di fronte al cancello d’ingresso e tutto il vialetto che porta alla chiesetta, dove altri applausi ed altri colpi di mortaio salutano l’ingresso della Madonna di Manipuglia. Qui la statua è rimasta, come da programma, per una settimana intera, accudita come solo ad una mamma preziosa, con veglie di preghiera, momenti religiosi e di intrattenimento e pellegrinaggi continui di giorno e di notte.
Le serate musicali in Piazza Di Bartolo mai come quest’anno sono state entrambe di altissimo livello musicale: domenica 19 con Povia, il cantautore milanese giunto alla ribalta nazionale alla metà degli anni 2000 con la celebre “I bambini fanno oh oh”, che ha divertito ed intrattenuto con temi seri e meno seri il numeroso pubblico salito ad assistere al suo concerto domenica sera, con discreta rappresentanza di fans dal cosentino; e poi lunedì 20 i mitici Matia Bazar, come dire 38 anni di musica italiana d’alta classifica, ritrovatisi nella loro formazione migliore, dai fondatori Piero Cassano (autore, voce, chitarre e tastiere) e Giancarlo Golzi (batteria e percussioni), all’ormai punto fermo Fabio Percersi (tastiere), fino alla ritrovata splendida voce di Silvia Mezzanotte, già del gruppo dal 1999 al 2004 e poi rientrata nel 2010 dopo una breve, quanto anonima carriera da solista. Insomma, Crucoli che si può ben dire “capoluogo musicale” della provincia crotonese quando si tratta di feste patronali. Senza trascurare le coloratissime luminarie che per oltre dieci giorni hanno adornato a festa la notte delle strade del borgo collinare, oltre che le facciate della Chiesa madre (visibile già dall’imbocco di rione San Leonardo) e del Santuario, mentre lo spettacolo pirotecnico multicolor di lunedì notte, poco dopo il concerto dei Matia Bazar, è stato come al solito di grande suggestione scenica. Fino all’appuntamento di chiusura, domenica scorsa, con il rientro della statua a Crucoli, dopo la celebrazione della Santa Messa da parte di Don Pino ed un breve bis di incanto sul piazzale del Santuario. Anche stavolta il popolo di fedeli e di pellegrini provenienti da tutto il circondario non ha mancato di far sentire il proprio amore verso la Vergine di Manipuglia, accompagnandola in processione fino al paese, quando ormai era già notte e con i fuochi artificiali che proiettavano i loro colori esplosivi nel cielo stellato sopra Crucoli. Anche questo, segno di una fede che si perde nel tempo e che rimane immutata, anzi si arricchisce sempre di più, di generazione in generazione, come solo in pochissimi eventi di fede oramai accade.