Il 6 ottobre 2013, in quel di Palmi (RC), si è svolta la selettiva nazionale valide per definire gli atleti che, per la zona 9 Calabria-Basilicata, parteciperanno l’anno prossimo al campionato italiano di Pesca in Apnea di 2a categoria. Alla gara, hanno preso parte 7 società con 32 atleti provenienti da tutta la regione e dalla Basilicata, con un unico “infiltrato”, un agonista calabrese iscritto per di una società toscana l’ASD Apnea Magazine (che tra l’altro, l’anno scorso, qui, vinse). Tra gli atleti presenti, tantissimi erano quelli che conoscevano il campo di gara per averci già gareggiato negli anni precedenti; gli unici che non lo conoscevano affatto erano la “pattuglia” del crotonese, che vi gareggiava per la prima volta. Addirittura 5 degli atleti partecipanti iscritti all’ A.S.D. Isola Ambiente Apnea, erano freschi di brevetto di pesca in Apnea, rilasciato solo qualche giorno prima dell’iscrizione alla gara. Nonostante questo indubbio svantaggio, e nonostante lo sfavore dei pronostici, il gruppo degli “isolitani”, è partito carico e pronto alla lotta sportiva per giocarsela sul “campo” (in acqua) contro i favoriti avversari. A tal fine, alcuni atleti, per evitare un’alzataccia e/o rischiare di incappare in qualche contrattempo che avrebbe potuto compromettere la gara, sono partiti il giorno prima. In effetti, la scelta è stata saggia, in quanto, purtroppo due dei 14 atleti iscritti, partiti la mattina successiva, hanno dovuto alzare bandiera bianca a causa di un guasto all’automobile. La mattina della gara, alle 7,30, i 12 atleti delle società Isola Ambiente Apnea e Gruppo Sportivo Lega Navale Italiana sezione Le Castella (il gruppo più numeroso dopo gli atleti del circolo ospitante), erano già pronti sul luogo stabilito per il briefing e la partenza. L’organizzazione della gara, demandata dalla Presidenza Nazionale all’ADPS Mimmo Arena guidata dal “mitico” Antonio De Bruno“ (classe ’44) Responsabile FIPSAS del settore Pesca Sportiva in Apnea per la Calabria e la Basilicata, coadiuvato dal fido “Peppe” Fasone, è stata impeccabile. Come al solito, la vestizione (e la svestizione) è uno dei momenti più goliardici e divertenti delle gare di pesca, ed i commenti e le battute tra i concorrenti si sprecano, soprattutto perché, normalmente i concorrenti sono sempre molto “superstiziosi”. Completata la vestizione e fatti gli ultimi controlli, il giudice di gara, Antonello Mancuso, ha invitato i 32 atleti a imbarcarsi a bordo dei gommoni che li hanno portati al centro del campo di gara. Qui, alle 9.35 c’è stata il via alla gara. L’appuntamento per il ritorno è stato fissato alle 13.50, con circa 15 minuti di tolleranza per il ritorno al punto di partenza.
L’ingresso in acqua ha serbato alcune sgradite sorprese agli atleti: innanzitutto una corrente abbastanza sostenuta (direzione nord-sud) che ha condizionato non poco la gara, poi un taglio d’acqua fredda oltre i 12-14 metri di profondità, che ha contribuito ad allontanare il poco pesce presente ed infine la presenza di un “pescatore con le bombole” prontamente segnalato alla guardia di finanza che, intervenuta ha inflitto una multa di oltre 3.000 euro al bracconiere. Nonostante ciò, i più forti pescatori del lotto (quelli favoriti alla vigilia) si sono fiondati a sud (a favore di corrente), fin quasi al limite del campo di gara, ed hanno impostato la gara soprattutto all’aspetto a profondità impegnative tra i -20 e i -25 metri di profondità. La gran parte dei concorrenti invece, viste le difficoltà dovute alla corrente e alla profondità, si sono concentrati praticamente a riva. Dopo quasi quattro ore e mezza di pesca il ritorno ai gommoni per la consegna dei cavetti ha evidenziato che, chi aveva impostato la gara più in profondità è ritornato a mani quasi vuote (solo pochi pesci e non in peso, al di sotto del peso minimo fissato in 300 grammi); mentre i carnieri migliori sono stati fatti da chi aveva scelto di pescare in poca acqua. Un caso di straordinaria sportività si è avuta quando, uno degli atleti di casa (del gruppo ADPS Mimmo Arena) è risalito sul gommone con due cavetti (un porta-pesci numerato a cui l’atleta deve attaccare i pesci pescati): il suo vuoto, ed uno perduto da qualche altro atleta con tre bellissime prede, una corvina e due cefali, un carniere da possibile vittoria finale. Comunque tra battute previsioni e commenti sui carnieri, alle 13,50 arriva il segnale di chiusura della gara e gli atleti sono rientrati alla base di partenza. Qui la società ospitante ha provveduto a rifocillare i concorrenti ed il numeroso pubblico accorso, con un piattone di pasta calda (lasagna), oltre ad acqua e frutta di stagione. Dopo il dovuto ristoro sono iniziate le procedure per la pesatura del pescato. I carnieri hanno evidenziato, ancora una volta, l’impoverimento dei nostri mari; infatti, nonostante fossimo in una delle migliori zone per la pesca subacquea in apnea della Calabria (e quindi d’Italia) e alla presenza dei migliori pescatori in apnea calabresi pochi partecipanti sono riusciti a catturare pesci validi (in peso). Addirittura oltre la metà degli atleti (dopo 4 ore di pesca, magari a 20-25 metri) non è riuscita a catturare nessun pesce. Questo dimostra la difficoltà ma anche, soprattutto, la selettività di questo tipo di pesca, che a differenza di altre può, se adeguatamente regolamentata, essere assolutamente sostenibile anche in zone a parziale tutela ambientale.
Comunque dopo i primi pesci scartati per pochi grammi, ecco arrivare il cavetto dell’atleta isolitano Vincenzo Piscitelli che, all’esordio nelle gare nazionali di pesca in apnea, con un bellissimo cefalo, centra il 10 posto assoluto. Per lui un’ovazione da parte dei soci di club. Ancora più entusiasmate la prova del giovanissimo (18 anni appena compiuti) Biondi Benedetto, che con capacità e sangue freddo si è buttato nella mischia riuscendo a catturare il sarago più grande della manifestazione: un pesce di ben 850 grammi, che gli è valso il 7° posto assoluto. Anche por lui l’ovazione e i complimenti di tutti gli atleti presenti. Gli ultimi tre carnieri si sono giocati la vittoria finale, che ha arriso all’atleta del Chico Sub di Catanzaro, Giuseppe Piccoli davanti a Giuseppe Mercurio secondo e terzo l’atleta di casa (che aveva perso il cavetto con i pesci) Saverio Saffioti. A rimarcare l’assoluta difficoltà di questo sport e la lontananza dall’immaginario collettivo che identifica il pescatore in apnea come un distruttore dei fondali, bisogna dire che il primo classificato ha vinto con tre soli pesci. Alla fine della classifica individuale si è passati a quella a squadre che ha visto Isola Ambiente Apnea arrivare seconda per un soffio preceduta dalla squadra di casa del ADPS Mimmo Arena. Infine, a parziale consolazione della vittoria sfuggita per un soffio, una grande soddisfazione per Giuseppe Mercurio è stata la premiazione per aver portato al peso la preda più bella della gara: una stupenda spigola di oltre 2 kg. Da segnalare il patrocinio di questa gara da parte della provincia di Reggio Calabria e dei Comuni di Palmi e di Seminara, che hanno voluto, con targhe ricordo, ringraziare i partecipanti e soprattutto la società organizzatrice ADPS Mimmo Arena. Ricapitolando, Isola Ambiente Apnea, nata da (circa) solo un anno, sotto la guida del suo presidente Davide Scaramuzza e del segretario Emanuel Vizzacchero, ha già raggiunto traguardi insperati che sono arrivati grazie: 1) all’apneista di punta del gruppo e neo Campione Italiano di 3a Categoria di Apnea in assetto costante Antonio Macrillò; 2) con la partecipazione al Campionato Italiano Assoluto di pesca in apnea svolto a Palermo con il suo rappresentante (unico calabrese) Raffaele Loprete; 3) attraverso il suo team di pescatori in apnea che, alla prima gara ha piazzato tre suoi atleti tra i primi dieci e si è classificata seconda a livello di squadra. Dei risultati di cui andare fieri. Come fiera può essere Isola di Capo Rizzuto di questi suoi figli che portano in giro con onore ed orgoglio il nome del loro amato paese. E proviamo ad immaginare i traguardi che potrebbero raggiungere ed il ritorno positivo di immagine per il nostro territorio, se questi nostri ragazzi avessero la possibilità di allenarsi per bene, visto che non lo possono fare, essendo il nostro sport (l’unico) vietato nell’area marina protetta “Capo Rizzuto”.