All’insegna dello slogan “Ei fu…siccome immobile”, Cia, Confagricoltura e Copagri hanno manifestato a Roma, Bologna e Catanzaro chiedendo risposte precise ed immediate su una situazione di grave rischio per la sopravvivenza delle aziende. “Vogliamo produrre cibo di qualità e non carte in quantità”. E ancora: “Agricoltori zero euro” e “Le vacche non mangiano chiacchiere”. Con cartelli come questi migliaia di agricoltori sono scesi in piazza per sottolineare lo stallo istituzionale e ottenere interventi per fronteggiare l’emergenza del settore. Hanno aderito anche gli agricoltori di Alpaa, Uci, Ugc e Aic “armati” di bandiere e palloncini, per lanciare un grido d’allarme: dal 2000 a oggi hanno chiuso oltre 310 mila imprese del settore primario.
Un numero enorme che può salire ancora vertiginosamente se non si mette mano ai tanti problemi “in campo”: i ritardi nei pagamenti comunitari, la burocrazia asfissiante, i prezzi all’origine in caduta libera e le vendite sottocosto, le incognite dell’embargo russo, gli investimenti bloccati, la difesa del “made in Italy”, la cementificazione del suolo, l’abbandono delle aree rurali, i danni da fauna selvatica. Circa 2.000 persone hanno raggiunto a Catanzaro, riunendosi davanti agli uffici della Regione Calabria. I manifestanti hanno raggiunto la città calabrese da diverse regioni del Sud Italia, con la Questura che segnala l’arrivo di 33 pullman. Il presidio si è svolto senza alcun problema di ordine pubblico e senza particolari disagi. “Siamo qui – afferma Alessandro Mastrocinque, vicepresidente nazionale della CIA -per denunciare una situazione non più tollerabile non solo per in settore ma per il Paese. L’agricoltura, infatti, ha un valore inestimabile a livello produttivo, culturale e di salvaguardia dell’ambiente che deve essere sostenuto e non lasciato, appunto, nell’immobilità”. “Le aziende agricole sono al collasso – dichiarano i manifestanti – e sono ormai tantissime quelle che hanno chiuso a causa della crisi economica e delle ristrette che stanno colpendo il comparto anche a causa della mancata attenzione delle istituzioni su un settore così importante per l’economia”.