Nei tanti eventi presentati durante il festival della cultura, organizzato dall’associazione “Il Veliero” presidente, Francesca Gallello, svoltosi a Cirò Marina nei giorni scorsi, suscitando molta curiosità e apprezzamenti , ha trovato spazio anche la presentazione del libro di Nicodemo Malena, Il romanzo, cattura il lettore affascinandolo attraverso la descrizione delle bellezze naturali della Calabria e dei luoghi di particolare pregio storico ed artistico, un viaggio che ci consente di conoscere la ricchezza del territorio, viaggio fatto anche dal protagonista Renato e che sembra di percorrerlo insieme a lui con il susseguirsi di eventi inaspettati ed intrecci che rendono la storia ancora più avvincente. Sapientemente, Danila Porta, interloquendo con l’autore, Nicodemo Malena, Renato, ha spiegato e interpretato il senso del libro laddove ha detto che “il protagonista del libro ritorna nei suoi luoghi di origine per una breve vacanza chiamato da un suo vecchio amico, Andrea, per fargli da compare di anello al suo matrimonio, ma intimamente il suo ritorno era legato ad alcuni nodi del passato che intendeva sciogliere, schiarendo alcuni dubbi che lo attanagliavano e fondamentalmente ricercare una identità legata alle sue “radici” . Figlio di una donna che si prostituiva e di padre ignoto del quale, in questa, breve parentesi in Calabria, ne va alla ricerca. Il protagonista si era riscattato da un destino che sembrava segnato dalla nascita, pieno di miseria e sofferenza partendo in Francia da adolescente e trovando lì fortuna, diventando proprietario di diversi ristoranti a Nizza che gestiva con la moglie; questa sua fortuna sembrava essere dovuta senz’altro alla sua geniale idea di abbinare piatti della cucina tipica francese a piatti tipici italiani. Nel libro, tra gli usi e costumi della tradizione viene fatto riferimento allo stile di vita di alcuni personaggi legati ad antichi mestieri quali u scarparu (attraverso il personaggio di Linardu), i marinai che sembravano a volte sfidare il mare e peculiarità di alcuni personaggi del luogo; le credenze popolari, i riti scaramantici ed i racconti leggendari frammisti di un sapore di vita vissuta…che raccontavano gli anziani ai fanciulli, i quali nutrivano affetto e profondo rispetto per le persone anziane degne di considerazione. L’usanza delle donne di mantenere il lutto dopo la morte del proprio marito, sinonimo di fedeltà anche dopo la morte ma anche simbolo di chiusura verso una vita che potrebbe procedere in un modo nuovo. Purtroppo nella tradizione sono presenti anche le brutture e molti di quelli che rappresentano retaggi culturali che impediscono al territorio di evolvere come i modi di trattare e considerare le donne, il concetto di serietà di una donna di gran lunga differente da quello di un uomo, donne oggetto di desiderio da parte della cosiddetta gente che conta, che non potendole possedere rovinavano intere famiglia gettando infamia su quella donne se ricevevano un loro rifiuto o vendicandosi con gesti vili ; modo questo per colpire la famiglia legata dal concetto distorto, a mio avviso, di onore e dignità. Il pettegolezzo visto nel libro come una notizia che si diffonde in modo incontrollabile come un “pugno di farina lanciato in aria” che non si può più raccogliere e non si può quindi tornare indietro. Viene affrontato anche il problema del sud che oggi sembra essere molto attuale legato alla mancanza di lavoro ed al fenomeno dell’immigrazione all’estero o in Alta Italia in cerca di fortuna assistendo all’abbandono della terra e dei campi. “Il mito del potere” un altro aspetto che ostacola l’evoluzione del luogo che sembra accomunare baroni e malavitosi, entrambi si muovono in scenari diversi ma le finalità sono le stesse così come spiega, a Zio Tano, Salvatore Capirri, uomo che da ragazzo aveva sani principi ma che vittima di una prepotenza decide di dar sfogo all’impulsività anche per salvare il cosiddetto “onore” e di cambiare strada. Non per ultimo l’aspetto legato alla mancanza di strutture ed al persistere dell’abbandono della viabilità, quale la pericolosa strada statale 106 che allunga il triste elenco di vittime l’anno e nessuno sembra porvi rimedio. “Non hai mai guardato un prato in primavera? Non hai mai notato che anche in mezzo alle erbacce spuntano fiori odorosi e piantine dai colori smaglianti mentre l’erba alta vorrebbe nasconderli?” chiede il protagonista del libro all’amico Andrea. In questa frase, secondo Danila Porta, è racchiuso il senso del libro ed il significato di quel segno distintivo che era sul corpo di Renato: una voglia di fragola. Prosegue la stessa Daila: “Si vede che Qualcuno ha voluto che quest’uomo si distinguesse dagli altri proprio come quel fiore odoroso in mezzo alle erbacce che ha continuato a crescere in modo sano e bello non ostante le condizioni avverse sin dalla nascita che però non gli hanno impedito di trovare la fortuna nella legalità ed nella bellezza dei valori sani”.
Cirò Marina, encomio solenne a Francesco De Simone e all’associazione “Città Pulita”: dodici anni di impegno civico entrano nella storia della comunità
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