
LETTERA APERTA del Prof. Francesco Vizza.
Recentemente è apparso un articolo di Maria Francesca Carnea pubblicato sui social e su una rivista online che non mi ha ancora concesso il diritto di replica.
L’articolo, si contraddistingue, a mio modesto parere, per la superficialità degli argomenti trattati e per la non conoscenza della vasta letteratura apparsa nel corso dei secoli sul calendario gregoriano e sul suo autore Luigi Lilio.
Lascerò ad altri, certamente più titolati di me, la disquisizione sul concetto di conoscenza scientifica di Popper e sulla storia degli Enotri e di Chone. Mi limiterò, invece, a confutare le inconsistenti affermazioni della signora Carnea sul personaggio Lilio e il suo luogo di nascita.
In seguito alla voce CARNEA sono riportate le sue affermazioni; alla voce VIZZA sono riportati i miei commenti
Andiamo per ordine.
1) CARNEA. “Fu proprio nel 1575, infatti, che Gregorio XIII istituì una Commissione composta da nove membri, incaricata di risolvere il problema”
VIZZA. L’affermazione che la Commissione è stata costituita nel 1575 non è confermata da nessun documento finora rinvenuto. La data di inizio dei lavori della Commissione non è nota, così come non sono noti i membri che ne fecero parte sin dall’inizio. Cristoforo Clavio, professore del Collegio Romano, afferma nella sua Explicatio che i lavori della Commissione durarono dieci anni. (Cristoforo Clavio Romani calendarij a Gregorio XIII P.M. restituti explicatio.Biblioteca Nazionale Centrale di Firenze, MAGL.5.1.117). Nel 1585 alcuni membri della Commissione si rivolsero direttamente al papa mentre Sirleto, presidente della Commissione, si era ammalato. Se il 1585 è l’anno conclusivo dell’attività della Commissione, poiché in quell’anno muoiono Sirleto e Gregorio XIII, possiamo affermare che essa è stata istituita nel 1575. Se invece consideriamo il 1582 come anno finale dei lavori, perché in quell’anno viene firmata la bolla Inter gravissimas, la Commissione è stata costituita nel 1572. (E. Mezzi, F. Vizza “Luigi Lilio Medico, Astronomo e Matematico di Cirò”, Laruffa Editore, Reggio Calabria 2010, pp. 48-51; AA.VV. “Gregorian Reform of the Calendar”. Città del Vaticano, a cura di G. V. Coyne, M. A. Hoskin and O. Pedersen, Città del Vaticano 1981).
2) CARNEA. “Attenzione, il Papa non nominò, nè incaricò Aloisius Lilius”
VIZZA. Nessuno, che io sappia, ha mai riportato che il Papa incaricò direttamente Luigi Lilio. È vero però che la Commissione fu costituita fondamentalmente per valutare il piano di riforma di Lilio presentato dal fratello Antonio. Scrive D. Steinmetz: “quando Antonio Lilio attirò l’attenzione del Papa sul trattato del suo defunto fratello Luigi, Gregorio XIII istituì una commissione per la correzione del calendario, e in particolare per discutere il piano di riforma di Luigi Lilio” (Dirk Steinmetz “Die Gregorianische Kalenderreform von 1582, Verlag Dirk Steinmetz, Oftersheim 2011, p. 73, nota 333: Von Pastor, J. Schimd, A. kaltebunner e altri).
3) CARNEA. “ .. Ora, negli studi di Romano Gatto, come evidenziato nella Ia Giornata Regionale del Calendario in memoria di Aloysius Lilius, del 21 marzo 2013, svoltasi a Cirò… E mentre Lilius adoperò le tavole astronomiche che avevano fatto il loro tempo, cioè le Tavole alfonsine, risalenti al 1252, Clavius invece si servì delle Tavole pruteniche, pubblicate nel 1551 da Erasmus Rehinolds costruite sulle più recenti e accurate osservazioni di Niccolò Copernico. Di Clavius fu l’idea di togliere tutti insieme 10 giorni dal calendario del 1582, dal 5 al 14 ottobre 1582, null’altro di sostanziale fu da lui introdotto nell’architettura del ciclo delle epatte di Lilius. Così Romano Gatto.
VIZZA. Romano Gatto è stato da me invitato al convegno sopra citato. Purtroppo, non fu presente per motivi di salute, ma mi inviò un intervento scritto che feci leggere. A volte si confonde la correzione dell’epatta (che deve essere corretta di un giorno ogni 312 anni e mezzo, o otto volte in 2500 anni) con l’intercalazione degli anni bisestestili, nonché dell’utilizzo delle misure contenute nelle tavole pruteniche che servirono a Clavio esclusivamente per la suddetta correzione, ma che non riguardarono né l’assetto degli anni bisestestili, né l’algoritmo del ciclo delle epatte inventato da Lilio. In assenza del relatore durante il convegno non seguì nessun contraddittorio (per una esaustiva trattazione della correzione di Clavio si rimanda a: E. Mezzi, F. Vizza “Luigi Lilio Medico, Astronomo e Matematico di Cirò”, Laruffa Editore, Reggio Calabria 2010, pp. 92-102 e relative note bibliografiche).
4) CARNEA. “L’astronomia copernicana ebbe, dunque, più che solo un ruolo, nella riforma del Calendario e, certo, forzatamente velato. È noto, infatti, che la Chiesa, a quei tempi, non vedeva di buon occhio la teoria eliocentrica, e cioè la dottrina astronomica che, in opposizione al geocentrismo, poneva il Sole al centro del sistema planetario.”
VIZZA. La supposta influenza della teoria copernicana nella riforma del calendario è una questione alquanto complessa e dibattuta in maniera alquanto controversa. Approfitto della pazienza del lettore per esporre quanto segue. Al tempo del Concilio Lateranense, sotto Leone X, molti si adoperarono per risolvere la desiderata riforma. Tra questi, emerse come figura principale l’astronomo tedesco Paolo di Middelburg (op.cit. Mezzi E., Vizza F. 2010, pag. 60). In una famosa lettera scritta da Galileo Galilei alla Granduchessa di Toscana, Madama Cristina di Lorena, si legge che Copernico era stato chiamato a Roma dalle remote regioni della Germania per partecipare alla riforma, ma è noto che il ruolo di Copernico nell’intera questione è stato abbastanza limitato. Infatti, egli non partecipò direttamente ai lavori, ma fu chiamato in causa da Paolo di Middelburg perché esprimesse il suo parere. Non è noto il contenuto di una lettera di Copernico a Middelburg, ma nella dedica a Paolo III del De Revolutionibus Copernico stesso scrive: “Non molto tempo addietro, sotto Leone X, quando si dibatteva nel Concilio Lateranense la questione di emendare il calendario ecclesiastico, essa rimase allora indecisa solo per la ragione che le grandezze degli anni e dei mesi e dei movimenti del Sole e della Luna non erano ancora considerati sufficientemente misurati: e da quel tempo attesi a osservare ciò più accuratamente spronato dal chiarissimo vescovo di Fossombrone, Paolo, che presiedeva a tali questioni” (Galileo G. “Lettera a Madama Cristina di Lorena. Granduchessa di Toscana”, Ed. Naz., 1615, p. 325. 1615, p. 325; Brunetti F. 1965, p. 551; op. cit. Mezzi E., Vizza, F. 2010, pag. 60). Dalla relazione finale della Commissione sappiamo che il calendario gregoriano del 1582 era basato non sulla durata dell’anno tropico formulato da Copernico, ma su quello derivato dalle Tavole Alfonsine, patrocinate dal re Alfonso X di Castiglia, compilato nel 1252 e stampato per la prima volta nel 1483. Il fatto che il nuovo Calendario non dovesse essere regolato in conformità al trattato di Copernico, ma secondo le indicazioni contenute nel Compendium di Luigi Lilio e pubblicato dopo la sua morte, dà l’idea della scarsa accoglienza accordata ai risultati di Copernico nel misurare la durata dell’anno tropico. Fu, infatti, dall’accurata analisi dei valori della durata dell’anno tropico e del moto equinoziale determinati nel corso dei secoli dai migliori astronomi, che Copernico si convinse che la durata dell’anno stagionale doveva essere misurata partendo dalle stelle e non dalle stagioni. Come è noto, Copernico attribuì, a torto, la variabilità dell’anno tropico al moto irregolare degli equinozi. I valori della lunghezza dell’anno medio adottati da Copernico a partire dalle misurazioni dell’intervallo tra giorni equinoziali successivi sono maggiori di quelli adottati nelle Tavole Alfonsine pari a 365,2425 e ovviamente maggiori della lunghezza ormai accettata per l’anno tropico (365,24220). La determinazione della durata dell’anno a partire dalle osservazioni dei giorni equinoziali secondo il metodo usato dagli antichi e dallo stesso Copernico è comunque un metodo piuttosto impreciso. Per rendersene conto è sufficiente considerare il fatto che la durata dell’anno dedotta dalle misurazioni di Copernico dagli intervalli tra l’equinozio primaverile e autunnale dell’anno 1515 e tra l’equinozio d’autunno del 1515 e l’equinozio di primavera del 1516, è 364g, 23h 2m (E. Proverbio AA. VV., in Gregorian Reform of the Calendar a cura di G. V. Coyne, M. A. Hoskin and O. Pedersen, Città del Vaticano, p. 131) Ma allora perché Copernico viene spesso chiamato in causa? Perché il Compendium, oltre alla intercalazione dell’anno prevista da Lilio, e poi adottata, prevede anche, come alternativa, un assetto degli anni bisestili basati sull’anno tropico variabile di Copernico. Questa intercalazione non è stata presa in considerazione non per le obiezioni della Commissione alla teoria eliocentrica copernicana, ma per l’inaffidabilità della precessione variabile di Copernico. Se fosse stata adottata l’intercalazione variabile avrebbe causato nel corso del tempo vistosi errori nel calendario (Swerdlow N. “The length of the year in the original proposal for the Gregorian Calendar”, in JHA, XVVII, 1986, p. 110; E. Roses “Galileo’s Misstatement about Copernicus”, ISIS, 49, 1958; F. Vizza “Atti del XXI Congresso della Società Italiana di Archeoastronomia” 21-22 ottobre, Firenze, in press; J. Casanovas “Copernicus and the Gregorian Calendar Reform’. In Copernico e la questione copernicana in Italia dal XVI al XIX secolo, ed. Luigi Pepe, Florence, Olschki, 1996). L’argomento è stato da me discusso recentemente al Congresso Nazionale di Archeoastronomia nel quale facevo anche parte del comitato scientifico (Firenze 2022) e al Congresso Nazionale della Società Italiana degli Storici della Fisica e dell’Astronomia (Padova 2023). Seguiranno gli atti di pubblicazione dei relativi congressi.
5) CARNEA. “Aloisius Lilio, di ciò che il Papa aveva in animo di fare, riuscì a occuparsene prima ancora del Papa stesso e delle sue intenzioni?, visto che solo nel 1575 il papa istituì la Commissione e Luigi morì l’anno prima? Aveva previsto l’intenzione del Papa e dato mandato al fratello Antonio di proporre il suo studio di riforma del calendario da portare all’attenzione della Commissione?!”
VIZZA. Vedi risposta al punto 2.
6) CARNEA. “Circa poi il monumento funebre dedicato a Gregorio XIII, al secolo Ugo Boncompagni, che fu opera di Camillo Rusconi, il papa siede sul proprio sarcogafo. Il basamento è opera di Carlo Francesco Mellone che allude alla riforma del Calendario, in cui scolpita nel bassorilievo, ripropone la consegna del Calendario nelle mani di Papa Gregorio XIII. È un monumento celebrativo per Papa Gregorio XIII, suo merito aver operato per dirimere questione calendario. L’identificazione della persona genuflessa nel basamento, da taluni indicata in Antonio Lilio, altri in Cristoforo Clavio, è mera interpretazione, ma sappiamo, inoltre, che ‘attribuire’ nomi rientra nel sistema indotto dell’ inculturazione”.
VIZZA. La bolla papale “inter gravissimas” con la quale fu emanato il calendario gregoriano recita: “Pertanto mentre anch’io, fiducioso nell’aiuto divino connesso alla mia carica che benché indegno mi ha concesso, pensavo di occuparmi della faccenda con la dovuta diligenza e preoccupazione, mi fu portato dal mio figlio diletto Antonio Lilio, dottore in arti e medicina, il libro scritto tempo prima dal suo fratello germano Luigi”. Da quanto riportato sembra logico dedurre che l’artista Rusconi nel bassorilievo del mausoleo in oggetto, abbia messo in mano il libro dei calcoli ad Antonio Lilio e non ad altri, visto che lo afferma il papa stesso nella Bolla. Rusconi avrebbe voluto sconfessare Gregorio XIII dando in mano il libro a Clavio? E perché? Che senso avrebbe? Attribuire nomi “non rientra nel sistema indotto dell’inculturazione” ma deriva dalla profonda conoscenza dei documenti coevi alla riforma che troppi, purtroppo, ignorano.
7. CARNEA. “La tesi che porrebbe Lilius nativo di Cirò è l’aggiunta del termine Hypsichronaeus che fa l’autorevole Clavio al nome Lilius. Ora, posto che l’appellativo Hypsichron, per alcuni storici identifica il clima di un territorio, – lo riporta nel I Tomo Della Calabria Illustrata Giovanni Fiore – da Psycros ‘freddo’, ma potrebbe essere anche da Iskhyròs, forte. E, se non a un luogo circoscritto al clima, leggiamo dalla Treccani il significato: dal gr. ὕψι «in alto», ὑψι- Hypsi, primo elemento di parola composta, «in alto» o in genere elevatezza; e cròno -dal gr. χρόνος «tempo». In tutti i casi occorre capire: quale Hypsichron richiama?! Tale denominazione, infatti, è condivisa da quattro Cittadine di identica denominazione: la frazione Ypsichron di Cirò (KR); Roccella Jonica (RC) – nel territorio di Roccella è esistita e esiste tuttora una località Psychrò, oggi Zifrò, sita a breve distanza dal monte Kellarana, ne parla in uno studio il Prof. Vincenzo Naymo, che ringrazio per avermene fatto parte; Castelbuono, in provincia di Palermo, nella vallata delle Madonie; la grotta di Psychro, in Grecia, un’antica grotta sacra minoica, situata nel distretto di Lasithi, nella parte orientale di Creta. Essa viene associata alla grotta Dittea, quella che si dice essere stata il luogo di nascita di Zeus, padre di tutti gli dèi antichi. Secondo Esiodo, Rea diede alla luce Zeus in una grotta del monte Egeo. Dalla fine del XIX secolo, la grotta che sovrasta l’attuale villaggio di Psychro è stata identificata con il luogo di nascita di Zeus”.
VIZZA. Cristoforo Clavio nell’attribuire la paternità della riforma a Luigi Lilio scrive: “E magari fosse ancora vivo Aloysius Lilius Hypsichronaeus uomo più che degno di immortalità, che fu il principale autore di una correzione tanto valida risplendette sugli altri grazie alle cose da lui scoperte..” Che Lilio sia nato a Cirò è un fatto oramai appurato da tempo immemore da una schiera di eminenti storici e storici della scienza. Hypsichronaeus citato da Clavio significa da Cirò o cirotano, poichè Hypsichròn nel 1500 era il nome da cui è derivata la parola Cirò: Ypsicròn, Psicrò, Psigrò, Zigrò, Zirò, Cirò. Basta leggere i coevi atti notarili di Baldo Consulo e Giovanni Alboccino di Cirò depositati presso l’Archivio di Stato di Catanzaro. (F. Vizza https://www.archiviostoricocrotone.it/luomo-medievale-e-moderno/la-famiglia-lilio-nella-ciro-del-xvi-secolo/)
Altra prova inconfutabile che Cirò dette i natali a Lilio è fornita dall’umanista Giano Teseo Casopero nella lettera che nel 1535 scrive all’amico Girolamo Tigano in cui indica tra le famiglie primarie di Cirò la famiglia Giglio e, ancora, in un’altra lettera che invia allo stesso Luigi Lilio nella quale lo prega di porgere un saluto ai compaesani che dimoravano in Napoli: “nostratibus omnibus qui Neapoli degunt ex me salutem dicas”. La denominazione Hypsichron o Psychrò è condivisa da quattro Cittadine di identica denominazione, afferma Carnea. Ergo, Lilio potrebbe essere greco, siciliano, nato nei pressi di Roccella Ionica o infine di Cirò. Analizziamo nei dettagli. La relazione finale della Commissione riporta le firme autografe dei membri che ne facero parte. Vi si legge: “Io Antonio Lilio dottore di medicina e delle arti, fratello di Luigi, calabrese”. (Relazione della Commissione Pontificia, Biblioteca Apostolica Vaticana, Cod. Vat. Lat., 3685, 1-10). Risulta chiaro che Lilio non può essere nato in Sicilia o in Grecia. Potrebbe però essere nato nella località Psychrò nei pressi di Roccella Ionica? Vincenzo Naymo in un articolo del 2019 pubblicato sulla “Rivista storica calabrese, anno XL, pp. 221-228”, avvalendosi di un documento di età angioina (dicembre 1339) che riporta un appezzamento di terreno in località Psicrò nel territorio dell’attuale Roccella, avanza l’ipotesi che sia questa località il luogo di nascita di san Nicodemo eremita Basiliano. La “nuova Psicrò” è situata in un luogo impervio forse mai abitato. Il documento precisamente riporta: “Item Aporium Peregrini Fasani, in loco qui dicitur Psichro, dividitur sic: ex uno latere est vallonis de Chalipo et terra que dicitur de Sfaxolinco, ex altro latere precipicium Precuse et Condo, ex alio latere est terra Hugolotti Trentavacta, ex alio latere est precipicium dicitur de Ypsichro”. Luigi Lilio, per assurdo, potrebbe essere nato sotto il dirupo forse mai abitato sito nei pressi di Roccella e non a Cirò. Ipotesi molto suggestiva. Un documento molto importante (e non un pizzino), sconosciuto alla signora Carnea, il Breve papale, mediante il quale Gregorio XIII concede i diritti alla stampa del calendario per dieci anni ad Antonio Lilio, riporta: “Avendo noi il debito rispetto alla faticosa e non mai stanca operazione del nostro diletto figliolo Antonio Lilio Umbriaticensi…”. Cirò faceva parte della diocesi di Umbriatico e perciò i fratelli Giglio/Lilio nel linguaggio ecclesiastico non potevano essere chiamati se non Umbriaticenses, cioè della diocesi di Umbriatico. Riepilogando, i documenti prodotti da papa Gregorio XIII ( bolla papale e privilegio per Antonio) e dalla Commissione pontificia, oltre a quelli di Casopero già menzionati, indicano non solo Cirò come luogo natio di Lilio, ma specificano persino la diocesi di appartenenza: Umbriatico. (Carolus Nardi “Carminum specimen, concinnis adnotationibus scitisque ac proficuis parergis”, , Lucca, 1769, pag. 180; G. Aromolo “Papi-astronomi-epatte, Luigi Lilio”, Ed. Ist. della Stampa, Napoli, 1963, p. 94).
8. CARNEA. “Circa il cognome – siamo nel 1510 – qual era l’uso del tempo per l’identità degli individui?
VIZZA. La risposta è esplicitata al punto 7, archivi notarili. Una trattazione del cognome Lilio è riportata in: F. Vizza https://www.archiviostoricocrotone.it/luomo-medievale-e-moderno/la-famiglia-lilio-nella-ciro-del-xvi-secolo/; F. Vizza, in Grafisches Erzahlen als Kunstforschung Figuren der Episteme in der italienichen graphic novel. Kulture und Technick. A cura di Sabrina Maag e Luca Viglialoro. Lit Verlag, Berlin 2000, pp. 83-105)
9. CARNEA. “Lacune serie permangono, e se Clavio non lo avesse citato, forti dubbi sulla sua reale esitenza sarebbero sorti. Incuriosisce l’enigma che, parafrasando Manzoni, non che questo matrimonio non s’ha da fare, ma ha da esser ancora confutato. Infatti, scarni sono i documenti per attestare attendibilità al punto da attribuire i natali a Lilio, oltre le presunzioni enfatiche, e a volte anche eccessivamente di parte. Quello che si racconta di più è frutto di pura fantasiosa attribuzione, e non di storia che è tale quando si avvale di supporti documentali che escludano confutazioni. Quando la storia non è il nostro punto fermo, è facile che le fantasie si affollino e disorientino il lettore. Ma uno storico sa bene che da scarsi elementi non si possono mai ottenere conferme, ma mere congetture. Deve piuttosto unire informazioni, laddove ce ne fossero, contestualizzarle, e non fare loro dire ciò che si interpreta. Si creerebbero chimere, miraggi atti all’inculturazione, principale fattore dannoso per la cultura e i territori. Per cui, e mi concedo un pò di ironia: anche io posso essere innamorata di Ulisse ma questo non fa di me Penelope!”.
VIZZA. Da quanto il sottoscritto ha sopra specificato (Bolla papale, Relazione della Commissione, Breve papale, Compendium Novae Rationis Restituendi Kalendarium, vari riferimenti bibliografici a supporto ecc.), l’affermazione che “Lilio sia stato citato solo da Clavio”, si commenta da sola.
Concludendo, pur apprezzando lo sforzo, penso che l’articolo della signora Carnea non poggi su solide basi storiche e storiche-scientifiche, con il risultato, forse voluto, di creare confusione sul luogo natio di Lilio. Ho però fornito una serie di riferimenti bibliografici che spero possano essere d’aiuto a quanti vorranno approfondire l’argomento. Consiglio ai pazienti lettori che sono arrivati in fondo a questo lungo testo, la visione dei seguenti testi e articoli sull’argomento:
- Francesco Vizza “Luigi Lilio – Il dominio del Tempo” Graphic Novel (insieme a Giuseppe Capoano), BeccoGiallo Editore, Padova, febbraio 2017. ISBN 978-88- 9016-72-2.
- Francesco Vizza “Luigi Lilio Medico, Astronomo e Matematico di Cirò” (insieme a Egidio Mezzi) Laruffa Editore, Reggio Calabria 2010. ISBN 978-88-7221-481-7.
Articoli in atti di congressi, riviste o curatele
- Mito e Scienza: da Filottte a Luigi Lilio “Atti del Convegno 7a Giornata regionale del Calendario in memoria di Aloysius Lilius”, Cirò 21-3-2019, a cura di Francesco Mussuto e Francesco Vizza, Laruffa Editore, Reggio Calabria 2021 ISBN 798-88-7221-706-1
- Francesco Vizza, “Il Calendario Gregoriano” in Come Vadia il Cielo Mostra – bibliografica in omaggio ai cento anni della Società Astronomica Italiana (1920-2020), Firenze 19 febbraio-5 marzo 2020, Società Bibliografica Toscana, 2020, pp. 47-61. ISBN 978-88-98282-50-0
- Francesco Vizza “Il calendario Gregoriano e i dieci giorni scomparsi dalla storia” Sapere, Edizioni Dedalo, anno 86°, n. 4, pp 36-40, Bari, 2019, ISSN 0036-4681, ISBN 978-88-220-9438-4, DOI: 10.12919/sapere.2019.04.5.
- Francesco Vizza, “Contenuti storici e scientifici del graphic Novel Luigi Lilio –Il Dominio del Tempo” in Grafisches Erzahlen als Kunstforschung Figuren der Episteme in der italienichen graphic novel. Kulture und Technick. A cura di Sabrina Maag e Luca Viglialoro. Lit Verlag, Berlin 2000, pp83-105. ISBN 978-3-643-14622-9
- Francesco Vizza “Pietra Filosofale ed Elisir di lunga Vita” Sapere, Edizioni Dedalo, anno 82°, n. 1, pp 34-38, Dedalo Litostampa, Bari, 2016, ISSN 0036-4681, DOI: 10.12919/sapere.2016.01.5.
- Francesco Vizza “Luigi Lilio: uno scienziato del XVI secolo” Il CalaBrone Periodico di promozione e Cultura Calabrese N. 13, pp. 24-27, Cotronei (Crotone) 2012.
- Francesco Vizza “Luigi Lilio e il suo tempo” in Note e Rime per Aloysius Lilius, Falco Editore, Roma 2011.
- Francesco Vizza “Vita e opera di Luigi Lilio, principali documenti rinvenuti”, a cura di
- F. Amodeo, in Atti del Convegno Aloysius Lilius, Cirò 22 Ottobre 2010, Rotary Terra degli Enotri, Centro Stampa, Cirò Marina 2011, pp. 25-63.
- Francesco Vizza “Luigi Lilio e la riforma del Calendario” (insieme a M. Mazzoni) in Atti del XXX Congresso della Società Italiana degli Storici della Fisica e dell’Astronomia (SISFA), Urbino 2011, pp.85-91. ISBN 978-88-89731-42-0.
Francesco Vizza è Dirigente di Ricerca del CNR, già Direttore di ICCOM-CNR. È autore di oltre 250 pubblicazioni scientifiche peer reviewed e di 35 brevetti di invenzione a diffusione internazionale. Da anni si occupa di Storia della Scienza. Ha pubblicato, tra l’altro, insieme a E. Mezzi “Luigi Lilio Medico Astronomo e Matematico di Cirò, ideatore della Riforma del Calendario Gregoriano”, Laruffa Editore, Reggio Calabria, 2010; Giano Lacinio “Alchimista Francescano del Cinquecento”, Laruffa Editore, Reggio Calabria, 2014 e la graphic novel (insieme a Giuseppe Capoano) “Luigi Lilio – Il Dominio del Tempo”, Becco Giallo, Padova, 2017. Autore di numerosi proceedings di congressi nazionali e internazionali sulla riforma gregoriana