
L’ultima fatica letteraria della scrittrice Pasqualina Mazza, si chiama ”Fior di Ginestra”, un romanzo avvincente e crudo, passionale e realistico ambientato nella bassa Calabria degli anni 60/70 dove una donna sola, deve combattere per riscattare l’essere donna, l’essere moglie e l’essere madre in un ambiente ostile e malavitoso del reggino. La Ginestra è un fiore- racconta l’autrice- preferito dalle donne per la sua forza, quando una donna si sposa dice- la famiglia ne raccoglie in grande quantità, una sorta di corredo naturale, da cui ne ricavano unguenti profumati, saponi, ceste, e tessuti artigianali. La Ginestra cresce sui terreni più forti e secchi, prosegue- sui suoli bruciati e avversi, da cui nonostante tutto cresce e fiorisce rigogliosa, proprio come la protagonista del racconto; e conclude con un detto antico che in proposito così recita:” la mia mamma non mi sposa per non levar il fiore di ginestra dalla finestra”.

La scrittrice in questo romanzo racconta la vita stravolta di una donna sposata che dopo il parto del suo secondo figlio incomincia ad avere i primi problemi di coppia, in una Calabria omertosa e poco generosa con i diritti delle donne. Alle prese con un marito/padrone che ha una relazione extra coniugale con la nipote di un potente boss mafioso, in Sicilia, dove lavora. Il boss ben presto lo costringe a lasciare la moglie per dedicarsi alla nipote, visto che come lo zio, la nipote era abituata ad avere tutto ciò che desiderava. La coraggiosa protagonista avrà in seguito anche il coraggio di affrontare i suoceri e lo stesso zio dell’amante del marito ma troverà solo un muro di omertà ed indifferenza. E ben presto, lasciata sola anche dalla sua famiglia, troverà conforto solo con un amico di famiglia che gli darà i consigli giusti per affrontare il suo dramma. Purtroppo anche la madre, pur di non mettersi contro omertà e mafia, l’abbandonò al suo destino. Pensò allora di risolvere da sola i suoi problemi con il marito arrivando anche ad affrontare malavitosi del luogo, ma ottenne solo risultati negativi. Il marito nello scoprire che la moglie aveva cercato di mettersi in contatto con la famiglia della sua amante, anziché ritornare con lei, si infuriò ancora di più per il polverone che aveva creato. La moglie, nonostante tutto riuscì comunque ad ottenere un incontro segreto con lui, dove scoprì che il marito era destinato a sposarsi con l’amante, altrimenti sarebbe stato ucciso dalla sua famiglia, che era una delle più forti del reggino. Delusa e sconfitta la moglie ritorna da sola in Calabria nella sua casa dove aveva lasciato i figli presso amici. In seguito si ammalò di depressione tanto che non sarà più in grado di prendersi cura dei suoi due bambini. Trascorrerà alcuni anni in ospedali psichiatrici nel tentativo di essere curata, mentre i figli successivamente furono consegnati al padre che li portò alla sua nuova compagna, che la potente mafia reggina aveva scelto per lui, intanto era diventato un nuovo uomo d’onore. Dopo quattro anni di cura finalmente la donna riuscì a combattere la depressione, e la prima cosa che volle fare una volta fuori dalla clinica, è stata quella di poter vedere i figli che nel frattempo vivevano presso la nuova compagna del suo ormai ex marito. Nemmeno una foto dei suoi figli era stata consegnata durante la malattia, tanto era stata la crudeltà nei suoi confronti. E alla fine da donna libera, con l’aiuto di un avvocato si mise in cerca dei suoi figli.