Gregorio Corigliano, figlio di Antonino, giornalista della Rai, oggi in pensione, ricostruisce e porta a conoscenza del pubblico la vicenda nel suo libro “I diari di mio padre 1938-1946” (Pellegrini Editore), presentato a Palazzo Porti, Cirò Marina, venerdì scorso 30 giugno. Grazie all’interessamento di Cataldo Calabretta, avvocato e docente di Diritto dell’Informazione, che ha fatto conoscere il libro e l’autore alla presidente di Radici International, Francesca Gallello. L’associazione ha voluto promuovere la presentazione del libro per il valore riconosciuto allo stesso, “perché racconta parte della nostra storia; vi è un uomo che racconta se stesso, e facendolo racconta pagine di storia, un eroe, un uomo della nostra terra” dice Francesca Gallello. Antonino Corigliano, padre di Gregorio, ultimo di dieci figli, parte dal suo paese – San Ferdinando – nel 1938 per andare a prestare servizio militare a Cesena, lasciando soli i suoi genitori già anziani. Si distingue, viene promosso tenente ed inviato a Bengasi per impartire ai suoi colleghi dell’esercito italiano ed al popolo libico la preparazione ricevuta a Cesena. Questo primo periodo è ricostruito grazie alla corrispondenza, ancora facilmente intrattenibile, che gli consente rapporti costanti con i suoi familiari e la sua terra. La scrittura è luminosa, permeata dalla soddisfazione e dall’orgoglio di un ragazzo che ha l’amore per la patria e il senso del dovere tra i capisaldi della sua esistenza. Non sa, però, cosa lo aspetta nell’immediato futuro; non sa che partito da casa nel 1938 vi farà ritorno soltanto nel 1946, dopo aver attraversato gli orrori della seconda guerra mondiale e anni di prigionia. Appena venticinquenne si ritrova a dover combattere, sparare, uccidere, curare feriti, seppellire compagni caduti, rischiare la vita più volte, fino a cadere prigioniero degli inglesi. Subito prima della cattura gli viene ordinato da un ufficiale suo superiore di bruciare il tricolore, perché non cada nelle mani dei nemici.
Si rifiuta, poi – costretto ad obbedire all’ordine – finge di bruciare la bandiera, ma riesce a salvarne gran parte, che divide in pezzi da consegnare ai suoi compagni, perché un giorno possano rincontrarsi e ricostruire la loro bandiera. Catturato dagli inglesi, viene trasportato su carri bestiame fino in India, dove lo attendono anni di prigionia. Ѐ qui che hanno inizio i diari, scritti col pensiero rivolto ai suoi fratelli e sorelle, e ai loro figli in particolare, i suoi nipoti, a cui vuole lasciare la testimonianza di ciò che sta attraversando, perché possano trarne preziosi insegnamenti per la vita. L’autore ha reso partecipe il numeroso pubblico intervenuto della commozione con cui rivive le vicende di cui suo padre è stato protagonista, dicendosi “soddisfatto della realizzazione del libro, che consente una sorta di continuazione del rapporto con chi ti ha dato la vita, un rapporto che continua ancora oggi in sogno; lo sogno e mio padre mi racconta ancora della guerra e della prigionia”. E il libro ricerca questa ideale prosecuzione del rapporto padre-figlio con un virtuale dialogo tra gli scritti contenuti nei diari e quelli propri dell’autore. L’autore ha reso partecipe il numeroso pubblico intervenuto della commozione con cui rivive le vicende di cui suo padre è stato protagonista, dicendosi “soddisfatto della realizzazione del libro, che consente una sorta di continuazione del rapporto con chi ti ha dato la vita, un rapporto che continua ancora oggi in sogno; lo sogno e mio padre mi racconta ancora della guerra e della prigionia”. E il libro ricerca questa ideale prosecuzione del rapporto padre-figlio con un virtuale dialogo tra gli scritti contenuti nei diari e quelli propri dell’autore. Nel corso della presentazione Pino Grillo (vicepresidente), Gennaro Marino (Tesoriere), Giusy Nisticò (Segretaria) e Carmine Ruggero (Assistente amministrativo interno) hanno dato lettura di alcuni brani tratti dai diari. “Ho sentito che dovevo farlo: per me, per lui, per tutti; perché c’è sentimento, amore per la patria, educazione, senso del dovere, valori che oggi mancano in molti e dai quali non si può prescindere; perché si possa sapere da dove veniamo: il futuro è nel passato, nella sua conoscenza”. Il ricavato del libro sarà devoluto ai sordo-ciechi. Inoltre l’autore ha voluto la trasposizione del testo in braille, curata dall’Unione Italiana Cechi.