Continuano le dimostrazioni di affetto, di attaccamento, di tantissima gente, alle radici della storia dell’antica Kroton. Nello specifico, son passati già alcuni giorni e notti di protesta davanti al cantiere dell’area archeologica di Capo Colonna. Perché la protesta? Perché l’intelligenza di archeologi e architetti postmoderni sta realizzando dei lavori di sistemazione del piazzale antistante la chiesetta del santuario che per la verità non poteva rimanere nelle condizioni di degrado come lo è stato per anni e anni, ma si poteva ovviare in maniera diversa. Invece scempio e distruzioni. Le tecniche alternative son tante, si conoscono ma non si vogliono utilizzare e chi sa per quale arcano mistero. In sostanza si sta realizzando un lastricato con tanto di grate in ferro e colate di cemento per sistemarvi sopra una pavimentazione in mattoni. Il tutto verrà ad interrare quel ben di Dio che nelle settimane scorse è venuto alla luce: i ruderi di un foro romano e più precisamente un intero porticato ad L con due colonnati dei quali sono evidenti le basi delle colonne e non poteva essere altrimenti. Tale opera distruttiva non è certamente mano di quattro tombaroli o improvvisati archeologi ma della Direttrice del parco archeologico crotonese assieme ad architetti comunali sotto l’imprimatur della Soprintendente dei Beni archeologici della Calabria.
Cui prodest? Solo ai visitatori che vi arrivano con le auto, poterle parcheggiare e recarsi in chiesa o in escursione nel parco. Ma c’è una contraddizione di fondo: nel parco sarebbe interdetto il traffico automobilistico. Insomma uno scempio non da poco che interessa un’area di 30 metri per 15 e solo per un parcheggio. E non è solo questo. Poco più giù vi è il famosissimo mosaico scoperto negli anni ’20 del secolo scorso da Paolo Orsi, il cosiddetto “mosaico dei delfini” riscoperto nel 2003 che, dopo una fruizione pubblica di poche ore, è stato rinterrato e lasciato libero alla mercè di vandali e tombaroli che per fortuna si son guardati bene dal deturparlo. Insieme al costruendo parcheggio – scempio, nel contempo, si stanno realizzando delle strutture che dovranno supportare una tettoia per riparare dal sole e dalle intemperie il mosaico per cui sì è dovuto trivellare il terreno con grave pericolo di distruzione dei reperti archeologici circostanti e che costituivano un’area termale. Bene! Anzi male, malissimo! I lavori distruttivi continueranno a dispetto degli amanti della storia e della propria città? Forse no! Qualche riparo si troverà, ma il danno è già alla luce del sole! Intanto per domani, sabato 17, è prevista un’altra manifestazione pubblica di protesta davanti al cantiere del Parco. Chi sa se si faranno vivi i responsabili della Soprintendenza e del Parco archeologico assieme ai redattori del “magnifico” progetto. Potrebbero spiegare, spiegarsi e capire la rabbia dei cittadini, degli studiosi o dei semplici curiosi. Vorremmo capire perché questa città, Crotone, deve essere continuamente spogliata, perché lasciata morire! Ribadisco: cui prodest?
Da studentessa di ing.Edile-architettura, da amante d’arte e soprattutto da cittadina legata alla propria terra mi associo alla definizione di scempio che è stata data su ciò che sta accadendo a Capocolonna. L’arte ha permesso e permette la ricostruzione del passato, è testimone dello scorrere del tempo e dell’avanzamento della storia. Ci ha permesso e ci permette di conoscere e riscoprire ciò che è stato, di comprendere chi siamo, pertanto costituisce un patrimonio inestimabile che “dovrebbe essere salvaguardato e tutelato a tutti i costi” e non essere soggetto a chi non ne comprende giusto valore. Deturpando o ,peggio, celando tale patrimonio si cancella parte della NOSTRA identità. Mi chiedo come sia possibile che le stesse persone che dovrebbero promuoverne la conoscenza del nostro territorio siano quelle che la “sotterrano”. Cosa ne sarà dell’antica Kroton? Cosa dimostrerà la sua esistenza? Il potere della cultura è il più grande favorendone la scomparsa stiamo solo accelerando il nostro declino.
Un esempio di come oggi in Italia nei posti chiave c’è solo gente messa li dal più squallido clientelismo politico. Coloro che dovrebbero tutelare un bene sono invece quelli che lo deturpano. Che bell’esempio per i nostri figli che assistono a questi scempi.
Ahaimé, siamo miseri, non solo nella materialità ma, soprattutto, nella spiritualità.