Dalle esternazioni di liquefazione del territorio calabro, all’eventoforum sui processi di fusione tra Comuni – iniziativa a senso unico di solo pro fusione, in cui manca il contraddittorio -all’auspicata “spinta gentile” verso il piano fusiodelirio (Cf Carnea) per, ora,giungere ad avallare la non consultazione referendaria, ergo: l’hic et nunc!
È così scarsa l’argomentazione di proposta‘fusione’ che -visione di Ettore Jorio- si vuole imporre tale opzione politica, saltando addirittura la forma di rappresentanza popolare per eccellenza,quant’anche più legittima: il referendum! Non si può temere, in uno stato democratico, la voce del popolo, o sì? In tutti i casi siamo parte di una Repubblica democratica, di uno stato di diritto che, auspico, diventi sempre più vigente in Calabria. Il problema della democrazia è un problema spirituale di educazione, mentre i sistemi cui i cultori del relativismo ambiscono, si rivolgono a deduzioni meramente ipotetiche, commerciali e parziali.
Tuttavia, pur di portarsi avanti, nell’inconsistenza dei contenuti, si ignora la volontà della gente, la si vuole far rimanere fuori dalle scelte territoriali che, invece, la riguardano da vicino. E si peggiora nell’argomentare, anche vanamente, parlando di numeri, come se le persone rappresentassero massa di commercio da cui trarre opportunità di potere da gestire, paventando metodi relativisti del tipo: saremo numerosi e otterremo fondi, conteremo politicamente. Ma questi fondi, poi, a chi vanno?E questo contare politicamente a chi torna? E nell’intanto che i soliti ignoti godranno di ciò, quanta gente di Calabria avrà goduto, invece, dei disservizi di cui nessuno si interessa? Alimentare fumo negli occhi, su dati di opportunismo di parte, di potere di parte, è mancare di rispetto alla propria terra, da amministrare e non distruggere, da rispettare e valorizzare, soprattutto concentrarsi sui servizi, sullo sviluppo economico e il lavoro che non c’è: creare opportunità di lavoro è massima opera di carità cui un politico deve rivolgere il suo impegno, la politica stessa, lo ricordo, è espressione più alta della carità! Se non si è capaci, per favore, fatevi da parte!
L’idea politica, da perseguire, è quella di promuovere l’umana natura, ricevuta in dono: la proprietà, le ricchezze, gli elementi dell’attività umana sono strumenti di bene o di male, secondo la direzione che da noi ricevono. Il vizio sta sia nel voler sostituire all’intero dilemma ‘sviluppo Calabria’ un solo aspetto, sia nell’ostinarsi ad emendare un ‘accidente’ territoriale, senza occuparsi di un criterio di equità distributiva di servizi, tanto più del principio che lo comprende: il popolo.
Al benefico dell’identità, della peculiarità territoriale, della valorizzazione dei borghi gioiello della storia calabra, chi pensa? Anziché paventare incomprensibili visioni volte a forzare la natura nativa dei territori, che hanno maturato anni di esistenza, perché non impegnarsi a costruire futuro proprio su questi gioielli? Perché volere demolire, liquefare storia, cultura, tradizione della propria appartenenza? Per i cultori del relativismo bisogna fare numero, più numero si è, più potere si ha! È il gioco della radice da radicare, di famiglie da ingrassare, rendere numeroso il peso del potere, e le persone, la gente di Calabria continuerà a non avere voce. Relativismo assurdo, quant’anche eticamente irresponsabile, dimentico che non è mai la quantità, ma è la qualità – d’eccellenza – che produce bene comune.
Ancora con questa fusione di comuni, noi di Ciro’Marina non ci vogliamo fondere con nessuno, stiamo bene come siamo, si tenga la sua Ciro’ signora Carnea, che noi ci teniamo la nostra Ciro’ Marina.
E prima che qualcuno voglia decidere di fare la fusione che s’interpelli il popolo
Eh?