Siamo uomini e donne, giovani e meno giovani, 600 calabresi espulsi dal mercato del lavoro e percettori di ammortizzatori sociali.
Siamo anche cittadini democratici, lavoratori e rivendichiamo il nostro legittimo e costituzionale diritto al lavoro e manifestiamo la nostra umile disponibilità a praticarlo concretamente.
Siamo persone libere, tirocinanti finanziati dalla Regione Calabria, chiamati a lavorare nelle istituzioni scolastiche di questa nostra terra, a fornire un’assistenza di base verso i bambini disabili, a collaborare attivamente con il personale insegnante e con gli “educatori quotidianamente impegnati nelle nostre scuole.
Negli ultimi mesi, anche in modo discontinuo a causa delle lentezze e delle incertezze burocratiche, mettendo a disposizione il nostro tempo e soprattutto la nostra buona volontà, abbiamo lavorato a stretto contatto con situazioni di straordinaria bellezza umana. Potremmo citare i nomi dei nostri ragazzi, ricordarne parole e gesti, con passione e dedizione, ricevendo in cambio qualcosa che non è in alcun modo misurabile.
Abbiamo dimostrato la nostra oggettiva utilità, l’importanza del ruolo che rivestiamo. Abbiamo aiutato i ragazzi disabili a partecipare alle attività scolastiche, a partecipare alle manifestazioni esterne, a relazionarsi con i compagni di classe. Abbiamo trasformato in bene comune e sociale, in autentico servizio pubblico, le risorse economiche e organizzative che ci sono state assegnate. Basta chiedere alle famiglie dei nostri ragazzi, agli insegnanti e agli assistenti educativi, ai dirigenti scolastici: la nostra presenza è un valore aggiunto che può portare alla costruzione di una scuola autenticamente democratica.
Per quanto sopra indicato e per quanto ancora sottinteso nelle nostre riflessioni, chiediamo di valutare la proroga e il rinnovo del nostro tirocinio all’interno delle strutture scolastiche calabresi che hanno aderito al progetto. Non è una semplice richiesta di assistenza verso quella che è la nostra condizione personale, per quanto godere di una qualche forma di lavoro e di una qualche forma di reddito rappresenti per noi un insostituibile strumento di libertà e di coesione sociale; è soprattutto la proposta di un accordo alto, che guarda al miglioramento e all’approfondimento dell’integrazione scolastica dei ragazzi disabili, gli stessi cui oggi ci lega anche un inevitabile rapporto di affetto e di complicità.
Verificate, controllate, valutate: noi ci siamo impegnati con la massima determinazione, abbiamo sviluppato sensibilità e competenze, abbiamo prodotto risultati dal valore incommensurabile, offrendo la massima negligenza e vorremmo poter proseguire il nostro percorso nel segno dell’impegno e della crescita che fa letteralmente bene a tutti.
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