Questa volta il nostro viaggio prende la direzione verso sud della nostra regione e ci incamminiamo tra i sentieri dei greci calabresi: dal mare Jonio al massiccio dell’Aspromonte, tra i luoghi dove è ancora viva la cultura grecanica. Sono i luoghi di straordinaria bellezza e di fascino, tra silenzi mitici e misteri della natura, tra crinali e valli solcate da impietose fiumare e case abbandonate. E comunque qui si è ancora vivi, nonostante tutto, perché è ancora vivo il ricordo della vita rurale… E poi, le rocce e le pietre parlano di tanta storia; i ruderi di tanti monasteri rupestri e laure basiliane, antiche chiese e castelli normanni. In questo itinerario, definito “Isola Grecanica di Calabria”, visitiamo San Lorenzo, dove vivono ancora le testimonianze della cultura greco-basiliana, e in particolare ci soffermiamo sulla sua frazione San Pantaleone e la Madonna Nera contesa per secoli dalle due comunità. San Pantaleone è una piccolo centro sito in collina e la sua attività economica preminente è data dalla pastorizia, anche se non mancano occupazioni nel terziario. Circa le origini e stando agli studi di Mons. Nicola Ferrante, direttore dell’Archivio Storico della Curia Metropolitana di Reggio Calabria- Bova, il paese pare sia sorto attorno all’omonimo monastero italo-greco dedicato appunto a San Pantaleone monaco, patriota, medico e martire. Già se ne parlava dal IX secolo nella Vita di Sant’Elia il Giovane.
Il suo martirio sarebbe avvenuto agli inizi del secolo IV e solo per la colpa di curare amorevolmente e gratuitamente i poveri. La particolarità di questo centro è data dalla presenza, all’incrocio tra San Lorenzo e Condofuri, in una chiesetta più conosciuta come la “Cappella”, di una icona bizantina che raffigura la Madonna Nera detta Maria Assunta in Cielo. Il nome della “Cappella” deriva da Kepelos o Kepala che significa “mercante “ e Kapeloi erano i tanti magazzini di Costantinopoli e Alessandria d’Egitto. Secondo alcuni studiosi la tela della Madonna Nera potrebbe provenire dal monastero di Sant’Angelo di Valle Tuccio del capoluogo San Lorenzo e da qui sarebbe passata in un altro monastero basiliano, quello di Santa Maria de Fergulis della vicina Bagaladi per poi ritornare alla Cappella di San Pantaleone. Come tante altre comunità calabresi, anche quelle di San Lorenzo e San Pantaleone da sempre si son contese il culto e la proprietà della sacra icona e solo nel 1994 è avvenuta la riconciliazione. E come nel passato, si è ripristinata la solennità in comune. Già dall’ultimo sabato di giugno ha inizio la celebrazione delle “sabatine”, cioè i nove sabati, col rullo dei tamburi che invitano i fedeli a recarsi in pellegrinaggio verso la Madonna. L’ultima domenica di luglio, poi, l’Icona della Vergine Assunta viene portata in processione dalla frazione al capoluogo dove rimane esposta alla venerazione delle migliaia di pellegrini nella chiesa arcipretale fino al 12 agosto, giorno in cui, sempre in processione, ritorna alla “Cappella” originaria. Durante i secoli basiliani in questi giorni agostani si praticava la “Paraklesis”, i quindici giorni di penitenza e preghiera precedenti la grande festività dell’Assunzione della Vergine del 15 agosto.